Delirare
Inno di Mameli? Se ora lo attaccano perché non parla di trans e immigratii
Diciamo la verità: di polemiche assurde, in questi anni, ne abbiamo viste parecchie. Ricordate quando Saviano accusò un militare di aver fatto il saluto romano a Mattarella durante la parata del 2 giugno? O, più recentemente, il caso di quei comuni che hanno fatto rimuovere la luminaria natalizia con la scritta “XMas” (abbreviazione di Christmas usata in tutto il mondo) perché avrebbe ricordato la Decima Mas della Repubblica sociale italiana? Insomma, a certe stranezze della sinistra siamo piuttosto abituati. Eppure, con i progressisti italiani, non si finisce mai di stupirsi. C’è sempre il modo di spostare l’asticella del grottesco un po’ più in là...
Allora, succede che alla cantante Francamente (se non sapete chi è non importa, il punto non è questo...) è stato offerto di cantare l’inno italiano prima di una manifestazione sportiva. E lei, sui social, ha servito il suo sermone: «Mi è stato proposto di cantare Fratelli d’Italia. La prima cosa a cui ho pensato è: accetto però cambio il testo per renderlo più inclusivo. Poi però ho scoperto che sarebbe stato vilipendio così mi sono detta che forse non era il caso». E così siamo al bivio “drammatico”: «Dire grazie ma no oppure, ed è quello che ho deciso, sfruttare l’opportunità di prendere uno spazio. L’opportunità di cantare sì l’Inno che ha un linguaggio non inclusivo, ma farlo da donna queer e vestendo determinati colori per dare un messaggio molto chiaro. Le persone queer, transessuali, non binarie esistono e non sono cittadine e cittadini di serie B, hanno pari doveri e soprattutto diritti di tutti gli italiani e italiane. Le persone nere esistono, non sono persone di serie B e tante sono stanche di un’Italia razzista, omofoba e che si riconosce in un tricolore ormai anacronistico. Noi questa bandiera unica ce l’abbiamo da tempo, è l’ora di unificarci sotto una bandiera di pace, di inclusività quindi oggi andrò e prenderò quello che è il nostro spazio, sebbene rappresentati e rappresentate sempre di meno».
La prima reazione, leggendo il post di Francamente, è quella di chiedersi se sia una cosa seria o una presa in giro. Sì, perché ormai la sinistra somiglia sempre di più alla parodia della sinistra. Appurato che il post voleva essere una cosa seria, la successive domande sono: ma cosa sta dicendo? Perché l’inno non sarebbe inclusivo? Quale strofa sarebbe sgradevole per le persone queer, transessuali e non binarie? In quale passaggio ci sarebbe del razzismo contro le persone nere? O il problema è che non vengono citate le persone queer e con la pelle scura? E davvero per Francamente è grave che un testo scritto da un italiano dell’Ottocento non nomini trans e persone di colore? L’errore è sempre il solito: valutare le cose di centinaia di anni fa con la sensibilità di oggi.
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Ma forse è anche inutile stare a spiegare queste cose a chi tanto non ha voglia di ascoltare. Però Francamente potrebbe perdere cinque minuti per leggersi tutto il testo di Fratelli d’Italia. Cosa che molto probabilmente non ha mai fatto. Scoprirebbe dei versi interessanti: “Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore” Bè, abbastanza inclusivo e “peace and love” questo passaggio, no? Ma forse Francamente avrebbe da ridire perché di parla del Signore ma non della Signora...