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Sanremo 2025, la Crusca col machete: si salvano soltanto due canzoni
I testi dei 29 brani in gara a Sanremo sono stati analizzati in lungo e in largo da giornalisti e addetti ai lavori: quasi tutti hanno evidenziato la povertà di fantasia nelle parole, l’overdose di tematiche amorose e la scarsità di impegno sociale. Non è di manica larga neppure l’Accademia della Crusca, l’istituzione italiana e europea che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia. Insomma, gente che ne sa e che ha pure personalità giuridica. La Crusca salva pochi e boccia molti. Merita solo 5, tanto per dire, Dimenticarsi alle 7 di Elodie: «È un testo in un italiano standard a grado zero di connotatività senza particolari increspature», dice Coveri. Stesso voto per Francesca Michielin e la sua Fango in Paradiso su cui «oltre a notare un paio di forme colloquiali non c’è molto da dire».
Ancora 5 per Gaia con Chiamo io chiami tu «ripetuto per ben 27 volte nel ritornello, probabilmente destinato a essere confezionato in salsa latina». E voto 5 infine per Marcella Bella con Pelle diamante. Interessante il discorso su Fedez: al netto del gossip, la canzone Battito «farà discutere» perché il testo «è molto cupo e a prima vista autobiografico, senza spiragli di luce. Si parla di male oscuro, di disagio e di depressione, con accenti che si avvertono anche nel ritmo e nel lessico del brano, con rime baciate dal sapore amaramente (auto)ironico e una scurrilità del parlato (“tu mi fotti”): curiosamente, voci del verbo “fottere” si ritrovano in almeno altre tre canzoni di quest’anno».
E quindi? Voto 7 secondo l’accademico Lorenzo Coveri. Entusiasmo, invece, e voto 9, per il cantautore Lucio Corsi, in gara con Volevo essere un duro, definito da Lorenzo Coveri, professore ordinario di Linguistica italiana all’Università di Genova, «il testo più fresco e uno dei più divertenti, di tutta la kermesse: l’attacco è fulminante» e sul «contrasto autoironico tra sogno e realtà si innescano invenzioni linguistiche spesso irresistibili». Non a caso, Corsi è considerato il cantautore migliore del momento. Elogi anche per Brunori Sas, che con L’albero delle noci ottiene lo stesso voto di Corsi: «Il suo è un testo da cantautore classico, dal respiro ampio, con molte immagini poetiche o parapoetiche, quasi tutte azzeccate, ed è schiettamente autobiografico. Molte figure colpiscono per originalità. Lingua di matrice letteraria, ricca e sontuosa, ma anche oscillante tra noto e nuovo cui si può perdonare qualche eccesso di sentimentalismo».
Intanto Simone Cristicchi, in gara pure lui, è il vincitore del Premio Lunezia per Sanremo 2025, con il brano Quando sarai piccola. A svelarlo Rai Radio1 all’interno del programma Streaming, condotto da Savino Zaba. Una scelta quest’anno dibattuta fra tre candidati: oltre a Cristicchi, anche Brunori Sas e Joan Thiele. Francesco Gabbani con Viva la vita riceve un 6 dall’Accademia della Crusca per «le moltissime rime baciate, assonanze, sdrucciole e via col repertorio consueto della canzonetta». Voto 6 anche per Giorgia con La cura per me ma per un giudizio definitivo, avverte Coveri, «si resta in attesa dell’interpretazione». Sufficiente anche Irama con Lentamente per «un linguaggio crudo e diretto, non sempre nel registro adeguato». Piace molto Joan Thiele con Eco che prende 8 perchè è una canzone «scritta in un italiano serio semplice ed elegante».
Achille Lauro si gode un bel 7 per Incoscienti giovani, perchè, spiega il professor Coveri, è «caratterizzata da un italiano scabro e informale, vicino al parlato, con un’apertura al discorso diretto che non riesce a nascondere qualche nota più intima, con echi del repertorio canzonettistico vintage». Stesso voto anche per Clara che con Febbre presenta «un testo molto ambizioso», arricchito da «preziosità linguistiche: francesismi, tecnicismi, onomatopee». Voto 7 anche per Cuoricini (parola mai usata a Sanremo, mentre cuore figura in ben 688 canzoni) di Coma_Cose: alto grado di inventività linguistica «qui stemperata dall’ironia e dall’autoironia professionale».