Betsy e Maria

Sigma Boy, le baby russe invadono il mondo: ucraini infuriati

Alessandra Menzani

D’accordo, di baby cantanti il mondo è zeppo sin dalla notte dei tempi, da Gigliola Cinquetti e Nikka Costa, da Britney Spears a Justin Bieber fino ai nostri teneri Gazosa. Lasciamo stare lo Zecchino d’oro e altri contenitori per bambini. Lungi da noi essere bacchettoni, ageisti o catastrofisti, ma qui parliamo di 11enni che scalano le classifiche mondiali con brani pop ammiccanti. Non è un po’ presto? È un caso internazionale quello delle due giovanissime cantanti russe che hanno inciso (probabilmente grazie al massiccio uso dell’AI) un brano diventato virale in tutto il mondo con 52 milioni di visualizzazioni, al punto da essere scelta dall’Atalanta per un video postato sui suoi social e anche dallo Sparta di Praga. Sigma Boy, pezzo cantato da Svetlana Chertischeva, di 11 anni, e Maria Yankovskaya, di 12, è stata inclusa nella classifica internazionale hot dance/pop songs sul sito della rivista musicale americana Billboard, posizionandosi al settimo posto.

Questo brano, in realtà, è stato piazzato sul canale YouTube di Svetlana (in arte Betsy) nell’ottobre scorso, e dopo qualche tempo (il 15 gennaio scorso) ha raggiunto 52 milioni di visualizzazioni. La canzone, oltre a essere riproposta in continuazione sui profili privati dei social, è stata scelta dall’Atalanta come sfondo musicale per uno dei video postati dal club bergamasco. Non c’è nulla come lo sport capace di catalizzare l’attenzione. Se aggiungiamo anche il club di hockey dello Sparta di Praga che ha pubblicato sul proprio profilo TikTok il video, abbiamo fatto bingo. E pazienza se qualche utente ucraino ha storto il naso. Il testo, che difficilmente vincerà qualche premio di poesia o letteratura, è stucchevole, ma tanto non si capisce niente perché è in russo. Qualcuno, però, ha avuto il coraggio di tradurlo.

 

Ecco un sunto: «Betsy è calda come il sole/ Così che il ragazzo carino salti e si consumi (Aga)/ Sali sulla mia Bentley, entra nel mio beauty box (Dai!)/ Tu sei il mio Sigma boy, ma voglio vedere le tue lacrime, capito?/ Sigma, Sigma boy, torna al tavolo, tiro fuori il rotolo di soldi/Sognano di me come fossi un bitcoin, capito?». Roba forte. Loro, le undicenni, cantano impellicciate e truccate. Che oggi, con l’Intelligenza Artificiale, chiunque abbia un computer (quindi un individuo dai 10 ai 90 anni di età) può fare canzoni, è una realtà che avevamo già avuto modo di dare conto. Una corposa inchiesta di Rolling Stone Usa aveva dato parola ai responsabili di una piattaforma di Intelligenza Artificiale usata nella musica. Spiegavano quali passi da gigante sono stati fatti e perché ormai la musica “di plastica” è quasi indistinguibile da quella reale.

C’è una piattaforma di nome Suno, per esempio (il quinto servizio di IA generativa più utilizzato al mondo) che, al netto del fatto che è in causa con l’industria discografica con l’accusa di aver utilizzato canzoni protette da copyright per addestrare il suo modello di AI, ha raggiunto livelli di realismo inquietanti. «Sta diventando una piattaforma che genera canzoni che voglio ascoltare», dice Mikey Shulman, co-fondatore di Suno, «e non solo esperimenti da migliorare». Oggi (in un solo giorno) viene pubblicata più musica di quanta ne sia stata fatta in tutto il 1989. L’autoproduzione raggiunge livelli inediti, ma i guadagni per i musicisti sono al minimo, mentre sono aumentati quelli delle aziende di software. Gli addetti ai lavori sono divisi.