Amarcord

Adriano Celentano "muto, è andato in tilt": il crollo del Molleggiato in diretta Rai

Più che una puntata d'esordio, uno tsunami. Adriano Celentano alla guida di Fantastico 8 è qualcosa di leggendario: una conduzione che ha rischiato di mandare gambe all'aria la Rai ma che ha scritto una pagina di televisione rivoluzionaria, a suo modo. A cominciare dal clamoroso invito a spegnere la tv per 5 minuti. Un suicidio trasformatosi in trionfo. Dietro quella trasmissione c'era Mario Maffucci, per 32 anni importantissimo dirigente di viale Mazzini. 

A 85 anni, ha raccontato la sua carriera nel libro Samurai. Le avventure di un Forrest Gump della tv dietro le quinte del potere (scritto con Andrea Scarpa per Edizioni Fuoriscena) e un capitolo importante è riservato proprio alla difficile collaborazione con il Molleggiato.

Tutto nasce dall'esodo verso Fininvest di Pippo Baudo, Raffaella Carrà ed Enrica Bonaccorti nella primavera del 1987. Tutti alla corte di Silvio Berlusconi, un terremoto. Pippo era il volto e l'anima di Fantastico, il seguitissimo show del sabato sera. Serviva una nuova soluzione. "Il direttore Emmanuele Milano mi convocò nel suo ufficio: 'Che facciamo?'. Risposi 'Prendiamo Celentano'", ricorda Mffucci in una lunga, succosa intervista sul Corriere della Sera.

"Serviva un personaggio carismatico come Baudo, ma fuori dallo schema televisivo. E in quel momento Adriano era campione di incassi. Il direttore generale Biagio Agnes osservò: 'Ma non sa fare tv'. 'Glielo insegno io'". La verità è che Celentano era semplicemente ingestibile. E al debutto finì con un bel disastro in diretta: "Un ammiratore gli urlò: 'Adrianooo sei forte!'. Lui si bloccò. Muto. In diretta". Secondi interminabile, mai accaduto in tv. "Da dietro le telecamere mi sbracciai, sperando che si riprendesse. Niente. Così anticipai il blocco pubblicitario. Nella pausa andai a parlargli. 'Adriano, ti prego, fai qualcosa'. 'Sì, Mario'. Era svuotato, scarico. Lo show ripartì, ma senza ritmo. Nello spazio pubblicitario dello sponsor, il caffè Splendid, non ricordando più cosa doveva dire, invitò a comprare il Lavazza. A fine puntata gli dissi: 'È andata malissimo'".

Sembrava la fine, era solo l'inizio. "La mattina dopo mi telefonò Agnes. Pensai: 'Adesso arriva la mazzata'. Disse: 'Ho parlato con Ciriaco (De Mita, all'epoca potentissimo segretario della Democrazia cristiana, ndr). Mi si gelò il sangue. Invece: 'Ha detto che Fantastico gli sembra interessante'". Il pubblico era d'accordo: "Una media di 11 milioni di spettatori con picchi di 13". 

Celentano poi la buttò pure in politica, scrivendo sulla lavagna dopo qualche puntata "La caccia e contro l’amore". Con la "e" senza accento, ma soprattutto un'entrata a gamba tesa sul referendum contro la caccia che si sarebbe tenuto il giorno dopo. Non pago, invitò i telespettatori a scrivere al capo dello Stato Cossiga "Io sono il figlio della foca". "La Rai lo multò di 200 milioni di lire", conclude Maffucci che finì in tribunale insieme alla Rai per "violazione della legge elettorale". Si salvarono, lui e l'azienda, dimostrando di non aver suggerito nulla a Celentano: "Non usava il gobbo, da lontano non ci vede".