L'intervista

Donatella Rettore, la rivelazione: "Pago cara la mia libertà"

Alessandra Menzani

«All’inizio della carriera tante giornaliste mi dicevano: “Sei tanto caciarona, alla mano, così non ti prendono sul serio, dovesti tirartela di più”. Tirarmela? È così faticoso. Stronzetta magari sì, snob mai». Questa è Donatella Rettore. Esagerata, ciarliera, autentica. «Non recito mai», ammette. Infatti l’artista veneta 69enne, famosa per pezzi cult come Kobra e Splendido Splendente, chiama Antidiva Putiferio il suo ultimo lavoro, a 14 anni da quello precedente, in uscita domani con etichetta Warner.

Perchè tanta attesa?
«Ho buttato via quattro - cinque album perché non mi convincevano, mi dicevo: questo non è al passo coi tempi, questo è melenso, questo è cupo. Mi sono sbloccata lavorando con La Rappresentante di Lista e Ditonellapiaga. Si è accesa una lampadina. È importante confrontarsi con gli altri, io parlo con la gente, mi aiuta a scrivere cose che interessano alla comunità».

 



È anche molto autocritica?
«De Gregori una volta mi disse: se inizi ad autocensurarti, non fai piu niente».

Si sente una Antidiva?
«Mi sento libera come donna e come artista. Essere libera si paga come penso anche voi di Libero a chiamarvi Libero. Un prezzo che pago volentieri. Il premio è poter respirare».

Lo ha pagato come?
«Ciclicamente. Le sofferenze capitano sempre nel modo meno opportuno. Faccio questo lavoro perché ci credo, ho subito tradimenti e voltafaccia. Mi abbatto un giorno e poi me la faccio passare».

Il disco è stato anticipato dal singolo (davvero notevole) Disco Prosecco. Con il nuovo codice della strada c’è da stare attenti, però.
«Eh sì. C’era anche una strofa che parlava di Gina l’astemia, poverina, che guidava lei. Ma abbiamo tolto la strofa. Sono una che scrive tanto, ma oggi se fai una canzone oltre i tre minuti ti rompono le balle».

Le piace bere?
«Neppure tanto. Il Prosecco no, nemmeno il vino bianco, per non parlare dei superalcolici.
Mi piace il rosso fermo, barricato, l’Amarone, il Chianti. Io guido e sono molto prudente, non ho mai preso una multa. Ma non so usare il cambio automatico».

Nel brano Faccio tutto dame, hit assicurata, si riferisce all’intimità?
«Ehm, “faccio tutto da me” per smuovere le acque. Per ottenere un rapporto meno litigioso. E poi la canto con Tancredi, un giovane cantante molto figo. Meriterebbe molto di più, tipo essere tra i Big di Sanremo. Lo considero un figlioccio, un bravo ragazzo, educato. E poi non si vedeva un gnocco così dai tempi di Miguel Bosè».

Addirittura? Di belli ce ne sono tanti. Tony Effe non le piace?
«Non è bellissimo. Mahmood e Achille Lauro sono carini».

Marco Mengoni?
«Massì, anche. Ma Bosè era un’altra cosa. Monumentale».

Va bene. Qualcuno si lamenta che la musica di oggi è troppo infarcita di duetti, featuring, collaborazioni. Lei ne fa molte.
«Da sempre sono a favore, non perché vanno di moda. Il primo duetto lo feci con Caterina Caselli, la mia discografica. Il più famoso è stato Adrenalina con Giuni Russo. I duetti servono, sono patrimonio della musica, gli artisti si scambiano energia. Come nel Sanremo del Covid...».

In che senso?
«Quando partecipai due anni fa con Ditonellapiaga (Chimica) c’era la pandemia. Dietro le quinte non c’erano i manager e gli uffici stampa per via delle restrizioni. E dunque accadde che noi artisti ci siamo parlati tra noi come è giusto che sia. Ci siamo conosciuti tutti. Scherzavo con Giusy Ferreri, con Ditonellapiaga, con tutti».

Aveva proposto a Carlo Conti, conduttore del prossimo Sanremo, uno dei pezzi del nuovo album?
«No. Non ero nei suoi progetti di uomo di televisione. Sono 25 anni che collaboro con lui e le sue trasmissioni, se gli facevo comodo nel suo disegno mi chiamava».

Ci sarà Tony Effe. Cosa pensa della censura del Comune di Roma al suo concerto?
«Non conosco i suoi testi controversi, conosco solo Sesso e samba che insieme a Malavita di Coma Cose è stato il pezzo più carino dell’estate. Certe provocazioni sono sterili, ma anche la censura: alla fine fa solo pubblicità».

Una delle canzoni più forti di Antidiva Putiferio è Odio tutti. Con chi ce l’ha?
«Me la prendo con la gente che non è disposta al dialogo. Io credo nel dialogo e nel compromesso. Ascolto le critiche, alcune sono costruttive. Però cancello chi mi insulta sui social. Chi ti insulta vince solo se tu rispondi».

Beepolare è leggera ma tratta un tema serio. La salute mentale.
«In questo momento di confusione, di stimoli costanti, siamo tutti un po’ bipolari. Cambiamo umore tante volte in un solo giorno, io poi sono del segno del Cancro. Ho sempre parlato della salute mentale, della vita che in un colpo ti scappa via. La malattia mentale è quasi mistica. Tanti geni come Einstein erano considerati pazzi».

Ci dica un aggetivo per Antidiva Putiferio.
«Spumeggiante. Come il Prosecco».