Pellicole

"Conclave", il Papa ha un segreto scabroso: clamoroso al cinema

Occhio, è un film tratto da un romanzo di Robert Harris, un autore di successo quanto Dan Brown, ma più bravo. A noi intrigò maledettamente trenta e passa anni fa quando arrivò al best seller con Fatherland imperniato sulla fanta ipotesi di una guerra in Europa vinta dai nazisti.

A Harris piace giostrare sui «come se». Come sarebbe il mondo se Adolf Hitler avesse prevalso? Cose così. Ora in Conclave prova a immaginare un papato decisamente eterodosso (quando eterodosso lo apprendiamo solo nei cinque minuti finali).

Il film si apre con la morte di un pontefice in carica. Al cardinale Lawrence, fedelissimo della buonanima, viene affidato l’incarico di organizzare un nuovo conclave. Lawrence non deve badare solo all’andamento dei lavori. Ma controllare se veramente i candidati possibili alla successione siano veramente in grado di calzare le shoes of the fisherman (le scarpe del pescatore, cioè Pietro, come s’intitola un altro romanzo famoso).

Lawrence dovrà votare come gli altri, ma intanto avrà il compito di controllare se un aspirante pontefice è veramente degno del più grande degli onori. Non lo è il candidato africano, bravissima persona, ma con un debole per le affettuose amicizie per le reverende madri.

Non lo è il cardinale americano, che nelle prime votazioni sembra essere in gran vantaggio (ma pare si sia assicurato i voti con l’intrigo e la corruzione, a confronto col cardinale Tremblay, Nixon ci farebbe la figura del dilettante). Lo è, perchè moralmente inattaccabile, l’italiano Tedesco, un Sergio Castellitto molto sopra le righe. Ma come si fa a desiderare che possa essere adatto uno che vuol restaurare la messa in latino, che spara slogan degni di Trump? La scelta è talmente difficile che Lawrence a un certo punto la tentazione di «entrare in campo» candidarsi lui al soglio di Pietro. Finchè non salta fuori un concorrente ideale, un prelato illuminato, uno che ha attraversato tutti i teatri di guerra del mondo, che conosce la sofferenza come pochi del popolo di Cristo. È lui l’erede del Pescatore? Certo che è lui, conclude Lawrence, che si appresta a dare il suo appoggio incondizionato. Ma spinge le sue indagini troppo oltre. Fino a un’inchiesta in una clinica svizzera che il candidato aveva visitato per un suo piccolo problema. Qual è il problema? Tenetevi forte. Il quasi pontefice è un ermafrodito.

Questo colpo di scena è un colpo un po’ troppo forte. Diciamo pure che manda in vacca un impianto drammaturgico che per due ore aveva tenuto avvinta la platea dell’anteprima. Giustamente avvinta. La regia di Berger, la sceneggiatura di Peter Straugan, la recitazione da Oscar (Fiennes, Tucci, il viperino John Lithgow) avevano offerto uno spettacolo di gran classe, con una carica di suspense da convention per la Casa Bianca.

Poi, il pugno nello stomaco all’ultimo minuto (che all’anteprima ha scatenato nella platea le grosse risate). Harris nella sua puntigliosa ricerca del «come se» delle trame alternative se s’è spinto un po’ troppo oltre, molto vicino al ridicolo.

Tanto vicino che a fine visione ci ha punto un feroce sospetto, Che il Papa alternativo sia l’ultima birbonata escogitata dai sacerdoti del «politicamente corretto». Pensateci un vicario di Cristo che in corpo ha due sessi, forse qualcuno ci sta seriamente pensando?

CONCLAVE Con Ralph Fiennes, Stanley Tucci, Isabella Rossellini, Sergio Castellitto e John Lithgow. Regia di Edward Berger. Produzione USA 2024. Durata: 2 ore.