Solita musica
Sanremo, altro che TeleMeloni: ci va pure Fedez
Tu chiamala, se vuoi, TeleMeloni. Anche se la realtà continua a dire chiaramente il contrario. La prova del nove arriva ancora una volta dal palco dell’Ariston attualmente in costruzione per l’edizione 2025 di Sanremo, la terza con la Meloni a Palazzo Chigi da dove, secondo le opposizioni, la destra estende la longa manus sulla Rai e su ogni sua produzione, Festival della canzone compreso.
Tuttavia proprio quel palco che, indubitabilmente, per una settimana all’anno diventa il centro nevralgico dell’Italia ed è soprattutto il catalizzatore assoluto dell’audience televisivo e degli incassi pubblicitari della tv di Stato, dimostra come proprio il Festival e chi lo gestisce vada (vivaddio) completamente a mano libera.
CRITICA LIBERA
Un’eventualità che potrebbe portare i protagonisti in gara a criticare liberamente proprio chi governa e lascia nelle loro mani le cinque prime serate più viste dell’anno. Cosa che abbiamo già visto in onda lo scorso anno con Ghali e Dargen D’Amico. Tra le trenta designazioni, infatti, fatta eccezione per l’anticomunista dichiarata Marcella Bella, c’è un fiorire di nomi, per lo più espressione del mondo rap e trap (ma non solo loro) che si sono distinti ripetutamente per prese di posizioni duramente critiche nei confronti della premier. Nelle scelte di Carlo Conti che – a differenza di quanto aveva inizialmente annunciato – alla fine nella designazione ha seguito pedissequamente il metodo Amadeus, mettendo dentro influencer, rapper e trapper in abbondanza, vi è un’attenzione forte all’hype social (...)