Rivoluzioni
Sanremo, la mossa di Carlo Conti: "24 cantanti non bastano", come cambia il Festival
Carlo Conti allunga il brodo sanremese. I big in gara sul palco dell’Ariston non saranno solo 24, come aveva inizialmente annunciato, ma qualcuno in più. Di fatto un riavvicinamento alla formula Amadeus. L’emergenza di share che, di questi tempi, non risparmia nemmeno i più grandi, deve aver messo un po’ in allerta anche Conti, di ritorno al Festival della canzone italiana in programma dall’11 al 15 febbraio prossimi, già spostato avanti di una settimana per non andare in competizione con le prime serate calcistiche di Coppa Italia firmate Mediaset.
Dopo il calendario, però, a tormentare i sonni di Re Carlo ci si mette anche l’orologio. «Ascoltare i big è difficilissimo. Questi giorni sono quelli nei quali devo scegliere i protagonisti che sono il succo del Festival. E sono giorni difficili. Un momento in cui non dormo la notte, ogni tanto mentre dormo sento un ritornello di una canzone che ho messo da parte e mi viene il dubbio.
Avevamo previsto 24 canzoni e le aumenteremo»: il primo importante cambio (che sa un po’ di marcia indietro) annunciato ieri, in mattinata, all’ evento intitolato “Il Sanremo che verrà” in occasione della Milano Music Week. Nelle sue intenzioni, in realtà, rimane il desiderio di non tirare troppo tardi, almeno nelle giornate infrasettimanali, «anche per lasciare spazio al Dopofestival con Alessandro Cattelan», ha ribadito sempre ieri il conduttore, ospite nel pomeriggio di Rtl 102,5 con un Conti che, almeno in questa fase, cerca in realtà di stemperare l’attenzione fin troppo febbrile attorno ai numeri e, proprio, al sospirato share.
«Io non guardo i confronti. Sanremo poi ripartirà da zero perché da gennaio lo share cambia e non saranno possibili paragoni». Carlo la butta sul volemose bene: con Fiorello, Amadeus ma anche Gerry Scotti e Bonolis. «Non è che il successo di uno toglie qualcosa all’altro. Mi fa sorridere quando si commentano i dati di ascolto e si dice che uno ha battuto l’altro».
Quello che resta è la grana sul cast, per ora completamente nelle mani e nella testa del direttore artistico che scioglierà la riserva domenica 1 dicembre al Tg1 delle 13,30, rivelando i nomi dei cantanti big in gara. Conti ha ribadito poi di avere una linea artistica che prediligerà chi fa musica, come ad esempio, gli artisti delle etichette indipendenti. «Una scelta che abbiamo già apprezzato nella selezione dei concorrenti di Sanremo Giovani - sottolinea a Libero, Giordano Sangiorgi, patron del Mei (Meeting delle etichette indipendenti) – e auspichiamo venga ripetuta tra i big. Come pure ci aspettiamo che questo allargamento favorisca un maggiore spazio per le musiche dei territori che rappresentano una carta d’identità importante per il nostro Paese».
«Io ho sempre messo un po’ di tutto nei miei festival», ha detto ancora Conti. «Dai brani di cantautori classici al tormentone estivo. È quello che cercherò di fare anche quest’anno, con la parte centrale che la fa ovviamente la discografia di oggi. È inutile nascondersi». Proprio su questo, l’attualità musicale e i temi trattati nei brani, sempre nella giornata di ieri, è tornato a esprimersi il Codacons che, in prossimità della Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donna (il prossimo 25 novembre), ha invitato con forza la Rai e a Carlo Conti «a introdurre una sorta di “daspo” a Sanremo 2025 per artisti che si sono contraddistinti per testi violenti o sessisti», puntando chiaramente il dito contro personaggi come Tony Effe ma anche indirettamente Emma Marrone, fresca di collaborazione con il discussissimo rapper Baby Gang.
Dal Codacons è giunto netto l’auspicio, rivolto alle cantanti «a non partecipare al Festival se saranno accettati in gara rapper o trapper che hanno scritto brani offensivi verso il mondo femminile». Quanto basta per accendere altro fuoco attorno a un festival capace di scaldare come nient’altro l’inverno degli italiani. Nella speranza (di Carlo Conti) che tutto giochi a favore del dio nascosto di nome audience.