Propaganda Live
Salvate il compagno Zoro: il flop di Kamala l'ha distrutto
Si leccano ancora le ferite. Per la Treccani il verbo “rosicare” ha una definizione piuttosto chiara: «Rodersi, consumarsi per la gelosia, l’invidia». E ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni che seguono il trionfo di Trump è un rave dei rosiconi progressisti. Non poteva sottrarsi a queste notti insonni nemmeno il maestrino Zoro che nell’ultima puntata di “Propaganda Live” (La7) ha mostrato al suo pubblico la gita negli Stati Uniti per documentare le ultime ore di campagna elettorale.
Sbarca a Washington ma subito si sposta in Pennsylvania. Lì, a soli due giorni dal voto, è atteso The Donald per un comizio in un piccolo centro. E proprio Zoro non si lascia sfuggire l’occasione: «Dovevamo seguire il volantinaggio per Kamala Harris ma abbiamo deciso di puntare direttamente su Trump». Le premesse sembrano quelle di una cronaca “inside”. E invece, ecco che anche Zoro comincia a rosicare. Infatti nei commenti in studio negli stacchi tra una clip e l’altra, non ce la fa. Mostra tutto il suo disappunto per la vittoria del tycoon. E lo fa con la solita puzza sotto il naso. Il primo attacco snob è sul palazzetto in cui si tiene il comizio: «Ah, guardate non c’è nessuno. Mah...Dovrebbe essere strapieno, questo è un evento della vita per una cittadina così piccola. Non capisco».
Peccato che questa considerazione venga fatta a due ore dall’inizio dell’evento. Subito dopo, quando Trump sale sul palco, il palazzetto, toh, è pieno. Ma Zoro tace. A questo punto nel mirino delle critiche ci sono pure le “fan” che hanno sostenuto la campagna di Trump: «Eh dopo le uscite sulle donne, ora a ogni comizio c'è sto' tappeto di sostenitrici che tifa per lui dietro al palco». Finito qui? No. La rosicata di Zoro è a lento rilascio. Il conduttore si sfoga sulla vis oratoria di Trump: «Molto noioso. Un intervento che è durato un'ora e mezza, mamma mia. Era meglio Berlusconi...». Forse non ha mai partecipato a una seduta Zoom del Pd. Si avverte sempre di più che il tono comico si fa tragico. Zoro comincia a mettere a fuoco che il tycoon che voleva perculare si è ripreso la Casa Bianca. A questo punto è costretto a calare l'asso.
Dopo la fine del comizio di Trump, Zoro e il suo compagno di viaggio si crogiolano tra le risate, udite, udite, per il balletto di Trump con cui si è congedato dal palazzetto. Un rituale che usa spesso negli interventi in pubblico. Zoro, da radical chic, commenta: «Oh, me sembrava Lino Banfi quando fa “gne gne gne”». La battuta cade nel vuoto, ma la ribadisce in studio dando indicazioni al suo pubblico: «Vi consiglio di guardarla questa clip, cercatela, se semo fatti due ore di risate». Minchia! Verrebbe da dire, ma nessuno lo segue. E allora, affranto, batte in ritirata sulla social top ten: ecco lì “du risate” ce le facciamo. Con piacere..