L'intervista
Claudio Cecchetto ad alzo zero: "Linus e la serie sugli 883? Quante bugie. E Amadeus..."
«La fiction parla della leggendaria storia degli 883, io a Radio Cecchetto ho Mauro Repetto che quella storia l’ha vissuta davvero in prima persona e risponde con cognizione di causa perché lui c’era». Claudio Cecchetto, il talent scout-inventore degli 883 e di un’intera generazione di artisti, in questi giorni continua ad essere interrogato sulla serie Hanno ucciso l’Uomo Ragno in onda su Sky. Lo troviamo preso da mille impegni nella sua Riccione, cuore della Romagna di cui è diventato visit ambassador.
Nella serie c’è anche il suo personaggio, interpretato da Roberto Zibetti. Un gagà che rinnega le sue stesse origini di provincia...
«Questa è una falsità. Va bene un po’ di licenza poetica ma guai a toccare il paese in cui sono nato. Non ho mai detto che della provincia non mi interessa niente. Anzi è vero l’opposto. Sono molto orgoglioso di essere nato a Ceggia (in provincia di Venezia ndr). La mia vita poi è costellata di incontri con personaggi di provincia che sono diventati famosi: gli 883 sono di Pavia come Gerry Scotti, Jovanotti di Cortona, Amadeus è di Ravenna e Fiorello di Augusta».
Non è che se l’è presa perché il suo personaggio somiglia al Milanese Imbruttito?
«Effettivamente... (Sorride) Che poi mi torna in mente che da ragazzo quando tornavo in Veneto a Ceggia mi davano del milanese, mentre a Milano mi chiamavano il Veneto. Hanno un po’ esasperato... Ma questo sta a significare che tutte le cose che all’epoca ho voluto far immaginare ai fan sono andate a segno. È sempre frutto del nostro lavoro».
«Non sono le persone che tradiscono ma i loro guai». Per descrivere il suo rapporto interrotto con Max Pezzali ha citato Vasco...
«Eh sì. Vasco ha ragione... Se uno si comporta in una determinata maniera ci sarà un perché. Non so, però, quale sia il suo guaio. So solo che io non sono andato contro nessuno. È lui che a un certo momento è venuto contro di me».
In contemporanea è uscita anche la serie su Mike Bongiorno. Un omaggio alla memoria o un santino agiografico?
«Anche se fosse un santino lo meriterebbe comunque perché Mike è la televisione. Questo ho pensato quando lui venne a cercarmi per portarmi a TeleMilano. Poi queste fiction stanno diventando come le canzoni. Ognuno le interpreta come vuole. Questa è la loro forza».
La Ruota della Fortuna di Gerry Scotti profuma di futuro o è solo un brodo riscaldato?
«La Ruota è un classico. Perché negarla alle persone di oggi? A Gerry il merito di portare avanti quello che allora fu un successo che, grazie al suo lavoro, si sta confermando tale».
Si è fatto un’idea sul perché il docufilm People from Cecchetto non abbia sfondato nella prima serata di Rai1 del 15 dicembre?
«Beh, ha fatto il 12% e contro aveva l’Inter che quella sera andò pure ai supplementari. Io non sono uno attaccato agli ascolti ma per me, in ogni caso, è equivalso a un Premio Oscar. La Rai lo scorso anno alla presentazione dei palinsesti ha inserito due docufilm: uno su Lucio Battisti e uno su di me. Al quale peraltro hanno collaborato Jovanotti, Amadeus, Fiorello, Pieraccioni, addirittura Carlo Conti. So che ci sono alcune scuole di spettacolo che lo stanno facendo vedere agli studenti. Per il resto viva RaiPlay, dove è sempre disponibile!».
Proprio dopo quella serata è nato l’ennesimo scontro con Linus...
«Nella mia vita non ho mai litigato con nessuno ma sono stato costretto a difendermi. Se uno mi offende poi... E anzi, dopo quella occasione, non mi sono neanche difeso (fu definito fesso in diretta radio ndr). Per molto meno la gente denuncia. È arrivato mio figlio a difendermi. Se tu denigri un prodotto così, stai denigrando chi ci ha lavorato. Così, per colpire me, hai colpito persone di indubbio valore».
Dei flop di Amadeus sul Nove che dice?
«Amadeus ha fatto una scelta. Sapeva benissimo a cosa andava incontro. La cosa più difficile da combattere è l’abitudine. Quando le persone da anni sono abituate a schiacciare l’1 non è lo stesso farle arrivare al Nove. Si esce con la costanza. Lo so io che con Radio DeeJay sono partito da zero contro 105 che era la numero uno. Andavo nei negozi a spostare le radio sulle nostre frequenze... C’è obiettivamente da dire che serve anche qualcosa di nuovo. Se offri un prodotto identico, va bene che lo conduci tu e sei bravo, ma le persone legate alle abitudini rimangono dove sono».