Puntare il dito

Edoardo Bennato smaschera la sinistra: "Come usano cantanti come Ghali"

Sono passati 39 anni da quel brano "Feste di piazza" in cui Edoardo Bennato irrideva le Feste dell'Unità, eppure ad oggi il suo pensiero non è cambiato. "L'importante è dire quello che pensi nelle canzoni e non fare comizi, come quel Ghali, che peraltro è già meno peggio di tanti altri che fanno canzoni senza senso - almeno per me", dice senza mezzi termini arrivando ad attaccare "una certa fazione politica" che "utilizza questi personaggi". E a buon intenditor...

Guai però a definirlo un artista di destra: "Io non mi sento niente, io sono un privilegiato". Per di più, aggiunge intervistato da La Stampa, "io la patente per fare questo mestiere l'ho avuta dalla sinistra a Civitanova Marche". Era il '73 quando "uscì il mio album e pensavo di avercela fatta". Ma dopo due settimane qualcosa è successo: "Mi chiama il direttore della Ricordi e dice: 'Nessuno lo compra perché la regola fondamentale di questo mestiere è la promozione. Quelli della Rai hanno detto che la tua voce è sgraziata, sgradevole. Il contratto è sciolto'. Ho imparato che in questo mestiere non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che tu riesci a imporre attraverso la promozione".

 

 

A quel punto, prosegue, "mi giocai l'ultima carta. Andai a Londra. Con chitarra, armonica, kazoo, tutto da solo feci dei pezzi punk. Tornai e mi piazzai di fronte alla Rai a cantare, da lì passavano gli addetti ai lavori. Mi presentarono al direttore di Ciao 2001 che allora era il vangelo delle nuove generazioni. E lui mi mandò al Festival di Civitanova Marche. Lotta continua, Avanguardia operaia: c'era tutta l'intellighenzia di sinistra. E da lì mi iscrissero a tutti i festival e raduni collettivi della sinistra. Loro sono stati in grado di farmi diventare una leggenda. Il capo della Ricordi mi chiese 'Come hai fatto?". E io: 'Semplice: mi sono fatto raccomandare dalla sinistra'". Ma uno di sinistra questo non lo direbbe.