Tratto dal romanzo di Harris

Conclave, ci mancava solo il Papa trans

Alessandra Menzani

Chi ha letto il thriller di Robert Harris sa già qual è il segreto del Papa defunto del film Conclave, il suo adattamento cinematografico. Un segreto non da poco, indicibile, che è anche il finale a sorpresa della sontuosa pellicola. Un colpo di scena che non sarà graditissimo ai cattolici. Ora capiamo perché, partendo dall’inizio. Edward Berger, regista tedesco-austriaco il cui adattamento di Niente di nuovo sul fronte occidentale ha vinto nel 2023 4 Oscar su 9 candidature, con il nuovo film Conclave sta girando il mondo raccogliendo reazioni entusiastiche come alla Royal Festival Hall il 10 ottobre per il London Film Festival.

La pellicola arriverà presto da noi, sabato 26 ottobre sarà l’evento principale della Festa di Roma nella sezione Grand Public. Nelle sale uscirà con Eagle il 19 dicembre. Già si parla di Oscar: la candidatura più forte potrebbe essere quella come migliore attore per Ralph Fiennes la cui performance - dicono- è superlativa e lo risarcirebbe dopo le candidature come miglior attore non protagonista per Schindler’s List nel 1994 e come miglior attore per Il paziente inglese nel 1997. Al centro della storia, il dietro le quinte delle elezioni del Papa, uno dei momenti più solenni e intensi che il mondo conosce.

 

Tema già toccato da Nanni Moretti per Habemus Papam, ma qui siamo di fronte a un film pieno di tensione e pathos, gli stessi del libro che lo ispira edito nel 2016 da Mondadori. Conclave si apre con la morte del Papa, che fa arrivare a Roma i cardinali per riunirsi ed eleggere il nuovo capo della Chiesa cattolica. Ma dietro le quinte si celano imbrogli, traffici e cospirazioni, mentre i favoriti cercano di aumentare le loro possibilità con ogni mezzo. Il cardinale decano Lawrence (Fiennes), affidabile e perbene, si ritrova ad avere il compito di supervisionare la selezione, un processo al quale gradualmente si chiede se sia il caso di partecipare di persona. Ogni mossa dei cardinali è un movimento silenzioso, compreso i pasti nel refettorio, con l’effetto però di accrescere via via una suspense mozzafiato.

Ma il colpo di scena è un altro. Il segreto di cui sopra. Lo spoiler: il Papa defunto era “genticamente donna”, probabilmente trans oppure intersex (che, da dizionario, significa «condizione medica caratterizzata alla nascita da genitali ambigui, cioè non ben categorizzabili nella classificazione binaria maschio o femmina»). Non era un uomo. Ecco, l’abbiamo detto. Il colpo di scena è noto a chi ha già letto il libro, vista la fedeltà della trasposizione firmata dallo sceneggiatore Peter Straughan. Gli altri ci perdoneranno. Ci mancava solo il Papa trans, penseranno in molti. Ecco riempita la “gravissima” lacuna.

Questo non è il primo thriller politico/storico di Robert Harris adattato per il cinema, prima c’è stato Munich con George McKay e Jeremy Irons qualche anno fa, ma Conclave è un trionfo di colpi di stiletto tra gli aspiranti al trono di Pietro vacante, una sorta di House of Cards del Vaticano. Un altro punto forte è la bellezza dell’ambientazione (tutto girato a Cinecittà). Conclave è duello tra l’uomo e lo spirito. Nel cast, oltre a Ralph Fiennes, ci sono l’italiano Sergio Castellitto, Isabella Rossellini e Stanley Tucci. Se Fiennes è un Dean Lawrence guidato dall’onore e che scopre anche il coraggio di agire per il bene superiore, Stanley Tucci è il moderato Bellini che diffida del suo amico Lawrence, John Lithgow è il giornalista Tremblay, mentre Castellitto è Tedesco, un cardinale tradizionalista, e Isabella Rossellini è Suor Agnes che ha un ruolo decisivo.

«È un film su quello che accade dietro le porte chiuse del Vaticano e che nessuno conosce, tutta materia perfetta per un thriller con colpi di scena continui», ha detto Berger, «spero che il pubblico si appassioni». Ralph Fiennes: «Mi è piaciuta la sceneggiatura, perché non era un attacco “semplicistico” alla Chiesa, ma una storia di sfumature sull’ambizione e su una infinita gamma di gradi di corruzione che sono gli stessi di una qualsiasi grande struttura gerarchica e tutto questo accade anche in Vaticano, perché anche lì sono umani, fallibili, fragili».