L'intervista

Patrizia Mirigliani, l'affondo: "Ecco chi ha ucciso Miss Italia in tv"

Tiziana Lapelosa

 «Formazione». Ecco cosa vuol dire Miss Italia oggi, un concorso che pur adattandosi ai cambiamenti della società non ha mai perso la sua naturale declinazione: la bellezza. Ne è certa Patrizia Mirigliani che dal 2003, anno del passaggio di consegne col papà Enzo, supera a testa alta tempeste e critiche che, puntuali, ogni anno s’abbattono sul concorso più famoso della storia italiana.

Dunque, che significa Miss Italia oggi?
«Formazione. Con l’Academy, una sorta di scuola in cui le aspiranti miss partecipano a momenti di approfondimento con donne con un vissuto da raccontare, abbiamo ottenuto un grande risultato».

Qualche esempio?
«Quest’anno si è parlato di violenza, alimentazione, poesia, cinema, estetica, arte. Valeria Sechi, una modella pro-age che ha dovuto combattere molto pregiudizi, alle ragazze ha trasmesso l’importanza della libertà, che non è scontata. Se una donna ha un desiderio, una volontà, non deve farsi fermare da niente e nessuno nella vita».

 

 

 

Intanto le polemiche volano. Su Tik Tok, per esempio, è stato detto che le aspiranti miss non credevano nel concorso, eppure erano lì...
«Diciamo che da un paio di anni la parola “bella” è stata sostituita dalla parola “brava”. Va detto che le miss hanno dei talenti, ma anche la bellezza lo è. E se a questa si aggiunge una personalità forte, la bellezza chiude il suo cerchio».

Quindi?
«Alla parola bella, che a tutte piace sentirsi dire, ho tentato di dare una dimostrazione in più. Non volete che si dica che siano belle ma che siano brave? Io sono d’accordo».

E che ha fatto?
«Ho provato a dimostrarlo. Le ho fatte esprimere. Una ha dipinto, un’altra ha recitato un monologo, un’altra ancora ha cantato e ballato... Nonostante il coraggio, sono state criticate. Ma sono tutte alle prime armi ed è comprensibile il loro timore di esibirsi su un palco. Non è facile».

Oggi sembra quasi che la bellezza sia una colpa...
«Miss Italia ha 85 anni. Ha fatto la storia del Paese, del mondo femminile. Di per se è un valore. E se aggiungiamo che è cambiato il mondo femminile, che noi abbiamo “intrecciato”, questo è un nuovo modello che stiamo proponendo».

Una miss bella e brava, ma sempre criticata...
«È stato sempre detto che le ragazze fossero statuine senza anima. Adesso abbiamo tirato fuori la loro anima e il loro talento. Ma ci viene detto “che senso ha ad un concorso di bellezza parlare di talento”?».

E come risponde?
«Che bisogna fare pace col cervello. Non va bene niente. Che dimostrino bellezza o talento, bellezza e talento insieme, la morale è che le donne sono sempre giudicate. Esistono anche concorsi di bellezza maschile che nessuno osa criticare».

Con gli uomini raramente si parla di corpo...
«Già. Comunque le candidate miss hanno avuto una formazione in Academy. Perché farlo se avessi voluto proporre solo un corpo? Anzi, abbiamo fatto servizio pubblico, ovvero dare esperienze ai giovani attraverso quelle degli altri. E i genitori mi ringraziano».

Si va oltre la bellezza e pure il talento...
«Cerchiamo di formarle. E, a differenza di certe trasmissioni televisive, noi non cerchiamo quella che canta meglio o balla meglio. Se poi la miss che canta bene arriva a Sanremo (Annalisa Minetti, ndr) siamo più che orgogliosi. Ma siamo fieramente un concorso di bellezza».

In una intervista si è detta speranzosa sul ritorno del costume...
«Confermo, ma è un messaggio da chiarire».

Chiariamolo.
«Quando è stato abolito il costume, simbolo del concorso, (papà non sarebbe stato d’accordo), da donna ho capito che ci sarebbero stati venti di guerra sul mondo femminile. Mi sono detta: in questo momento la bellezza va protetta, e come si fa?».

 

 

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Come?
«Cercando di non dare adito a questi detrattori che sono aggrappati a idee antiche. Allora, facciamo vedere che le donne possono essere belle con la camicia bianca? Con i pantaloni? È una provocazione. Per strada vedo donne vestite come pare a loro. Alla base ci deve essere la libertà. Non bisogna essere imprigionate in pregiudizi, altrimenti non si riesce ad emergere».

Libere dall’ideologia che vuole imporre loro cosa fare e cosa pensare?
«Sì. È assurdo. Ho avuto ragazze ragazze da 1.65 a 1.82, taglie non filiformi per le passerelle. Si sono presentate con i loro abiti. Già venti anni fa, quando nessuno ci pensava, abbiamo avuto ragazze ipovedenti, con disabilità, Una rivoluzione così non s’è mai vista».

Ma non è mai abbastanza. La bellezza sotto ogni forma è da bandire se si parla del concorso...
«Eppure in tv ne noto tanta. Prenda i programmi in cui si fanno i giochi. Non credo che nei casting sia qualcosa che non si guarda. Tante di queste ragazze io le prenderei al concorso. Ma perché non si tiene conto che la bellezza non è una colpa?».

La bellezza di Miss Italia è bandita in tv, in compenso c’è tanta volgarità.
«E nessuno dice nulla. Noi che abbiamo aiutato le donne a crescere, che quest’anno festeggiamo 85 anni ci sentiamo dire che non andiamo bene dai detrattori».

Pesa l’assenza dalla tv?
«Pesa, pesa. Tanta gente mi chiede perché non ci siamo e io non so cosa rispondere. Credo che se c’è una trasmissione che meriterebbe un contenitore tv, questa è Miss Italia. Vogliamo anche portare fuori il concetto della libertà delle donne. È un peccato che escano soltanto stupidaggini e non le cose importanti che facciamo, insieme alla leggerezza e all’ironia. Fa male questo continuare ad inveire contro le ragazze che si prestano ad un gioco divertente e formativo. Lo trovo di cattivo gusto».

Cosa pensa di fare?
«Sto lavorando affinché questa ingiustizia venga allo scoperto. Chi decide se Miss Italia deve o non deve stare in tv? Così si denigrano migliaia di ragazze all’anno che hanno dimostrato di essere guerriere».

Qualcuno dice che il concorso è obsoleto...
«Anche Sanremo lo era. Ha avuto anni molto critici e ha trovato una nuova strada, ha saputo rinnovarsi. Nel nostro Paese chi ha storia deve essere rispettato, non denigrato. Non ho mai saltato una edizione, nemmeno col Covid, perché se vuoi essere un punto di riferimento devi essere coerente. Ci avrei messo poco a farmi piegare dal politicamente corretto...».

Come?
«Aprendo il concorso da 0 a 90 anni. Ma che senso ha? Miss Italia non è soltanto un concorso di bellezza ma la storia delle donne, ha una missione, far crescere una ragazza o tante, e portarle nel mondo spettacolo. Che missione sarebbe farlo con una donna realizzata?».

Ha una miss preferita?
«No. Ma le dico che la sola che cito è Francesca Chillemi, ma soltanto perché ha vinto nell’anno in cui io ho preso in mano il concorso».

A parte l’assenza dalla tv, cosa le ha fatto più male in questi ultimi anni?
«Un no. Quest’anno in Academy in tante hanno parlato di diversi temi. Ma quando ad agosto ho chiesto al Dipartimento anti-drogala presenza di una esperta che parlasse di droga, non è stato mandato nessuno. Per me, che ho vissuto il dramma con mio figlio e per questo è un messaggio che vorrei lanciare a tutti i costi, è stato un colpo al cuore. Violenza e dipendenze sono due temi drammatici. Trovo ingiusto sentirsi dire no a chi non lo fa per un ritorno personale ma per aiutare gli altri».

 

 

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