Il pianista

Giovanni Allevi e il tumore: "Cosa si prova con il Fentanyl, ogni tramonto...", parole sconvolgenti

È arrivata due anni fa come una doccia fredda la diagnosi di mieloma per il pianista Giovanni Allevi. Dopo 24 mesi l'artista è tornato a parlare della sua malattia e di come ha affrontato questo lungo e difficile percorso. Allevi nel corso di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera ha spiegato il momento della scoperta del brutto male: "Ero per strada, a Roma, mi ha chiamato una dottoressa e mi ha comunicato la diagnosi. Mieloma. Una parola dal suono dolce, ma al tempo stesso insidiosa", ha confidato il musicista che ha anche spiegato quelle che sono state le sue prime emozioni.

"La prima sensazione che ho avuto è stato lo straniamento, come se stessi vivendo dentro un sogno, come se fossi uscito da me stesso, come se lo dicessero a un altro. Ricordo il pavimento del marciapiede come se diventasse obliquo, come se fossi dentro una fotografia. Avevo perso il senso della realtà. Stavo già entrando in un’altra realtà. Quella dottoressa però è stata bravissima, le sue parole mi hanno colpito: la diagnosi è il primo passo verso la guarigione". 

 

 

 

Giovanni Allevi non si è mai abbattuto e ha affrontato la dolorosa malattia con grande coraggio. "Il mio midollo osseo era malato. Erodeva le ossa dall’interno: impossibile descrivere il dolore", ha confidato. Ora il pianista porta una sorta di busto per la schiena: "Tutto è iniziato con un mal di schiena durato mesi, l’apice alla Konzerthaus di Vienna, avevo finito di suonare e non riuscivo ad alzarmi, non riuscivo a staccarmi dallo sgabello: lì ho capito che c’era qualcosa di serio e grave. Provavo un dolore lancinante che ho contrastato con una terapia a base di un oppiaceo tristemente famoso, il Fentanyl, che è 100 volte più potente della morfina e che crea effetti collaterali che non avrei mai immaginato: per esempio la sensazione di avere la febbre a 39 fissa, mattina e sera, per mesi. Sfiancante", ha ricordato Allevi che ha anche illustrato quelli che sono stati i vari step del dolore.

Tra le conseguenze peggiori della mattia c'è il tremore alle mani: "All’inizio si instaura un circolo vizioso: mi stanno tremando le mani. Aiuto. Panico. Le mani tremano ancora di più. A Locarno stavo per alzarmi e annunciare il mio definitivo ritiro dalle scene. Ma il pubblico mi ha dato forza: non gli interessava più la perfezione". Il musicista ha anche spiegato di aver imparato "a vivere l’attimo, ho imparato a non lasciare una minima goccia di vita inascoltata. Ogni alba è una promessa, ogni tramonto è un arrivederci".