Dischi rossi

Gabriele Muccino contro Sangiuliano: "Uomo dalle piccole qualità, ha distrutto il cinema"

Sono servite le dimissioni di Gennaro Sangiuliano al mondo del cinema e dello spettacolo per trovare il coraggio di criticare l'ormai ex ministro della Cultura, l'uomo cioè che distribuendo fondi e sovvenzioni aveva il potere di lanciare o affossare un film o un progetto. Prima tutti zitti, oggi tutti sulle barricate per affondare il colpo sul "nemico" caduto nella polvere e non certo per motivi politici, ma per una imbarazzante questione privata come quella che ha coinvolto Maria Rosaria Rossi. E su La Stampa, ecco esporsi Gabriele Muccino, nome di punta della commedia italiana degli ultimi 30 anni. Tanto "leggero" e a-politico nei suoi film quanto impegnato (e progressista, ovviamente) fuori dal set. 

"Dopo aver visto un ministro come Sangiuliano inciampare in modo così incommentabile prendo un respiro e dico quello che volevo dire da mesi: Sangiuliano ha messo in ginocchio il cinema italiano. Spero che domani sia un altro giorno", sono le parole del regista de L'ultimo bacio. A Venezia, il suo collega Nanni Moretti poche ore prima ha attaccato la 'nuova pessima legge sul cinema' e Muccino sui social la definisce "pretestuosa, confusa, incompleta e cavillosa".

 

 

 

Perché, fino a oggi, erano stati tutti in silenzio? "Perché - spiega Muccino senza apparente imbarazzo - questo governo porta moltissimi artisti e liberi pensatori all’autocensura, abbiamo visto troppe epurazioni di persone scomode, prima di parlare ci si pensa due volte. Io non ho timori: se non mi facessero più fare film in Italia, andrei a Parigi, in Spagna o in Grecia. Ma le troupe non sarebbero italiane, è questo il punto. Io non parlo per me stesso, ma per un cinema di cui sono appassionato, perché voglio vederlo splendere come merita".

 

 

 

Secondo Muccino questa legge "sopra una certa cifra - troppo incongruente, visto quello che prendono attori e autori affermati - limita fortemente l’accesso al tax credit per tutto ciò che nel budget è indicato come 'sopra la linea' (i costi degli autori, registi e attori, ndr). In pratica con quel tetto lì, se dovessi fare un film in Italia con attori americani, i produttori potrebbero scaricare in Italia ben poco del loro compenso, il che comporterebbe andare a girare il film altrove in Europa, con tutti i vantaggi che c’erano in Italia fino a un anno fa".

Quindi via alla bastonatura contro l'ex ministro, che nella sua lettera di dimissioni aveva rivendicato il suo operato sottolineando, peraltro, di essersi fatto "molte inimicizie" nel mondo del cinema e della cultura, storicamente in mano alla sinistra. "Si è dimostrato un uomo dalle piccole qualità, in ogni espressione che toccasse l’arte e la cultura, di cui il nostro Paese è da secoli il maggior produttore al mondo. L’ha gestita calpestando tutto con arroganza".

 

 

 

Al nuovo ministro della Cultura Alessandro Giuli, Muccino chiede "una lungimiranza, uno sguardo costruttivo verso il Paese. Dobbiamo ricostruire un’industria che dà impiego a migliaia di lavoratori che con i loro contributi pagano le tasse e genera un’economia importante anche nelle singole regioni. Basterebbe migliorare la legge Francechini: il 40% del tax credit era molto invitante, in Spagna sono arrivati al 50%, non c’è paese europeo - dalla Grecia all’Ungheria - che non abbia copiato quella struttura di finanziamento perché il ritorno era esponenzialmente maggiore dell’investimento".