Frontiere

Rai, il docu-film su Edoardo Bennato con l'intelligenza artificiale: perché è un rischio

Alessandra Menzani

Che serva «una resistenza culturale contro l’Intelligenza Artificiale» ormai è pacifico e i primi a predicarlo, tra gli altri, sono stati il filosofo Giuseppe Girgenti e il manager televisivo Mauro Crippa nel libro-manifesto Umano poco umano (Piemme) in cui i due autori mettono in guardia il pubblico: «Per scongiurare la sostituzione tecnica dell’IA sull’uomo serve una resistenza psicologica e culturale, supportata dalla forza dei classici della filosofia». Per salvarci dai danni che può portare la tecnologia simil-umana bisogna guardare al passato, non al futuro. Il dibattito è aperto: da un lato ci sono gli scioperi di Hollywood contro la minaccia dell’IA e l’attrice Scarlett Johannson che dichiara guerra a OpenAi per averle “rubato” la voce.

Tra i favorevoli si è espresso, invece Ted Sarandos, il boss di Netflix: «L’intelligenza artificiale non vi toglierà il lavoro. La persona che la usa bene potrebbe farlo», frase biforcuta, che sembra di conforto ma non lo è. La tecnologia va avanti e lo farà sempre, ma val la pena guardare questa, che è la più pericolosa perché più veloce dell’uomo, almeno con occhio critico. «L’insidia dell’intelligenza artificiale è quella più grossa mai affrontata dall’umanità», e lo dice Elon Musk. Intanto, in Rai, arriverà la prima fiction realizzata grazie a questo strumento.

 

Tutto parte da un filmaker italiano il cui nome non è famoso che è stato tra i primi a capire le potenzialità della nuova tecnologia. Lui è il trapanese Francesco Siro Brigiano: ha realizzato un cortometraggio, Treta, realizzato con l’Intelligenza Artificiale, che ha vinto a Dubai all’Artificial Intelligence Film Festival. È appena stato invitato, dopo quel successo, in Corea a un altro evento. «Sono un filmaker da 15 anni - dice all’Ansa, che lo ha incontrato nella seconda giornata dell’AVP Summit in Calabria - ho cominciato a sperimentare tre anni fa quando il fenomeno sembrava lontano dall’avversarsi.

Per me è uno strumento per creare visioni ambiziose che non avrei potuto realizzare con i budget ridotti di cui posso disporre. Ci sono almeno 10 diversi software di Ai per creare contenuti, ma tutto parte dallo storytelling, dalla capacità di un autore di immaginare mondi». Il che è confortante: pensare che tutto comunque sia frutto della mente umana è di gran sollievo (almeno per ora, poi non si sa mai). «Io uso le mie competenze di filmaker appassionato, scrivo, uso voci di attori veri, musiche composte come da tradizione, poi però mi servo dell’intelligenza artificiale per allargare l’orizzonte, per me non è uno spauracchio, sono io a usare lo strumento non il contrario, questa è la mia esperienza».

Sul tema dell’Intelligenza Artificiale si sono confrontati a Scilla, nell’Audio-Visual Producers Summit, John August, regista, produttore e sceneggiatore di alcuni dei film di Tim Burton come La sposa cadavere e La fabbrica di cioccolato, Damien Viel, Chief Digital & Marketing Officer Banijay Group, e Stefano Salvati (Daimon Film) produttore del regista Francesco Siro Brigiano. Ecco la svolta, che arriva sugli schermi Rai, la tv di Stato: insieme produttore e regista stanno preparando un progetto sul cantatuore napoletano Edoardo Bennato. «Si tratta di un film documentario, con testimonianze, interviste a grandi personaggi della musica e di Napoli, che avrà anche ricostruzioni storiche e momenti in cui si userà l’intelligenza artificiale per ricostruire aneddoti della sua vita. Bennato ha approvato il progetto e lo segue con interesse», dice. Ma davvero se ne sente l’esigenza?

 

Davvero la bellezza di Napoli può non essere abbastanza o la bravura di un attore avere bisogno di ritocchini o aiutini? Abbiamo assistito a decenni di cinema con magnificenze visive da Interstellar a Dune, dai film di Tim Burton ai capolavori Pixar in cui l’uso di tecnologia era massiccia sì, ma tutta umana.

Per quello che riguarda invece la scrittura, lo sceneggiatore John August è allarmato: «Non è facile essere tutelati, la prima ad essere colpita dall’IA è la scrittura, e per questo siamo stati i primi a scioperare e a portare avanti la nostra battaglia». Dopo quattro mesi di sciopero attori e sceneggiatori hanno ottenuto nuovi accordi su salari minimi, uso dello streaming un certo grado di protezione conto l’uso dell’intelligenza artificiale. È tutto davvero Poco Umano.