La risposta

L'Eredità, Marco Liorni: "Sono antifascista, diamoci una calmata"

Daniele Dell'Orco

Nei torridi giorni in cui la sinistra italiana, incapace di portare in dote ai suoi elettori argomenti seri per racimolare voti alle Europee, ha scelto di puntare forte sul “salvate il soldato Scurati” vittima di una presunta censura da parte della Rai al suo monologo per celebrare il 25 aprile, tutti, nella tv pubblica, devono stare particolarmente attenti alle virgole per evitare di essere tacciati di “collaborazionismo” con i “nuovi fascisti” che governano a Viale Mazzini. Qualcuno però, suo malgrado, finisce comunque per diventare preda della caccia alla virgola. Come Marco Liorni. Il conduttore del quizshow “L’Eredità”, domenica scorsa, era impegnato nel gioco delle date con una concorrente, la quale era stata chiamata a scegliere in quale anno in Italia venne introdotta l’iniziativa dell’oro alla Patria. La concorrente ha risposto correttamente, indicando il 1935, e subito dopo Liorni, che come da prassi commenta le risposte esatte per gli spettatori magari poco ferrati in materia, spiega: «Pensate, tantissime famiglie hanno compiuto questo gesto veramente patriottico, quello di donare la fede matrimoniale alla patria con una ricevuta e un anello senza alcun valore».

Apriti cielo. Il gesto ritenuto «veramente patriottico» da Liorni proprio durante lo Scurati-gate ha scatenato l’assalto all’arma bianca dei giudici del popolo di sinistra via social. Piccola parentesi didascalica: l’Oro alla Patria fu una manifestazione nazionale dell’Italia fascista che servì a richiamare i cittadini per “aiutare” economicamente lo Stato con il proprio oro in un periodo molto particolare. Era da poco passato il 3 ottobre 1935, quando il Regno d’Italia attaccò e invase l’Etiopia. Tre giorni dopo la Società delle Nazioni condannò ufficialmente l’attacco italiano e, il 13 ottobre, l’Assemblea istituì un comitato di diciotto membri incaricati di studiare le misure da prendere contro l’Italia. Il mese dopo vennero approvate le sanzioni discusse dal comitato, con entrata in vigore prevista per il 18 novembre. A queste sanzioni in realtà i Paesi risposero in modo non unitario: molti Stati non facevano parte della Società e numerosi membri (compresi alcuni dei maggiori) non tennero rigidamente conto delle disposizioni.

 



Le sanzioni comunque erano volte a colpire l’esportazione all’estero di prodotti italiani e proibivano all’Italia di importare materiali utili per uso bellico, ma non riguardavano materie di vitale importanza, come il petrolio e il carbone, di cui l’Italia non disponeva. Sebbene la deliberazione non ebbe un peso specifico così proibitivo per l’Italia, le sanzioni ottennero il risultato di far esplodere il risentimento (già latente) dei cittadini italiani contro la Società delle Nazioni, provocando la mobilitazione interna. Così, in risposta al senso di ingiustizia, prese il via la raccolta dei metalli utili alla causa bellica con la campagna “Oro alla Patria” e, un mese dopo il provvedimento della Società delle Nazioni, il 18 dicembre, fu proclamata la “Giornata della fede”, quando gli italiani diedero vita a una grande e spontanea manifestazione per donare le proprie fedi nuziali e sostenere i costi della guerra allora in corso: la seconda Italo-Abissina. A coloro che donarono la propria fede d’oro venne data in cambio una fede di ferro che portava stampata la dicitura: “Oro alla patria –18 Nov.XIV”. Furono raccolte complessivamente 37 tonnellate d’oro e 115 d’argento, che, secondo le dichiarazioni del regime dell’epoca, furono inviate alla Zecca dello Stato come patrimonio nazionale. Parteciparono davvero tutti, anche molti che ingrossarono poi le fila della lotta antifascista. Al di là della valutazione storica fu quindi, in effetti, una manifestazione di coesione nazionale. Nulla di scandaloso né di nostalgico nelle parole di Liorni insomma, un conduttore mai impegnato politicamente, mai schierato e mai finito prima d’ora in casi analoghi di accanimento politico e informativo.

Liorni, con un video su Instagram, ha però rimandato al mittente le accuse. «Volevo dire a chi ha ritenuto che stessi elogiando il fascismo e ai picchiatori del web che sono antifascista e non potrei mai fare un elogio del fascismo, non mi verrebbe proprio. Nel gioco dell’Eredità cerco attraverso piccole cose di tornare indietro a un certo momento storico. Mi dispiace per chi ha interpreto in modo diverso, avrei dovuto essere più chiaro. Ma penso che dobbiamo darci tutti una calmata, confrontandoci su questioni costruttive e in modo più civile».