Dietro le quinte
Caso-Scurati, ascolti agonizzanti? E Serena Bortone regisce alzando il polverone
Che fosse un mezzo flop lo si diceva dalle origini. Serviva quindi un colpo di teatro e il colpo di teatro è arrivato, manco a dirlo, alla vigilia dell’ennesimo 25 aprile. Quale periodo migliore per tornare sulle barricate? In barba alla memoria condivisa, specie se a palazzo Chigi c’è il governo Meloni, finito sotto attacco ancora una volta nella prima serata di RaiTre, obiettivo di un fuoco di fila di accuse e aggettivi. Fascisti, senza altri mezzi termini. Nonostante la premier abbia preso più volte le distanze dalle efferatezze del regime.
Non basta a Scurati. Non basta a Serena Bortone che si fa lei portavoce dello scrittore che continua a passare come “censurato” sebbene le ricostruzioni della Rai siano state decisamente diverse. Così in apertura di trasmissione la Bortone legge il testo del monologo «che Scurati mi ha regalato». E sottolinea che la parola chiave della trasmissione firmata Bortone sarà «dissenso». Le parole dell’azienda, dice la conduttrice, sono «ricostruzioni fantasiose». Lo scrittore che non ha trovato l’accordo economico secondo la Rai, nelle parole di Bortone diventa generoso fino a regalare il testo divenuto «apertura di tutti i giornali on line».
IL TALK
Epoi il primo ospite, a proposito di censure, è Maurizio Landini, segretario della Cgil, al quale viene lasciato il microfono completamente aperto, a mo’ di comizio, proprio come piace ai sindacalisti. E la conduttrice si accuccia: «Le lascio la parola. Faccia come se io non ci fossi», mentre nel talk successivo torna mediatrice correggendo le uniche due voci realmente dissenzienti: quelle di Incoronata Boccia, vicedirettrice del Tg1 e di Francesco Specchia, inviato di Libero che ha provato addirittura a spiegare l’esistenza di un antifascismo di destra tra le contestazioni forsennate degli altri ospiti, tutti a colore: la scrittrice Dacia Maraini, la giornalista Tiziana Ferrario e la corrispondente di Repubblica, Tonia Mastrobuoni che non esita a paragonare la destra di governo italiana al partito neonazista tedesco.
Benvenuti nel sabato Rai fuori di testa, o meglio, fuori dalla Storia. Peccato che gli indici di ascolto del programma di Serena Bortone dicano l’opposto. E parlare non sono né le critiche di una stampa ostile né i cattivissimi dirigenti della Rai che le forze di opposizione continuano a chiamare con disprezzo TeleMeloni. A dare la sentenza quanto mai impietosa su Chesarà, la nuova creatura di RaiTre in onda dallo scorso autunno nell’access prime time, poco dopo le 20, del sabato e della domenica, sono stati, sin dai primi fine settimana di messa in onda, semplicemente i dati Auditel. Le “teste” ovvero i telespettatori veri e propri (sempre attorno ai 650mila e gli 800mila) con uno share oscillante tra il 3 e il 4,5% dei momenti più alti. È un incedere mesto quello della trasmissione dell’ex conduttrice di Agorà e poi regina del pomeriggio di RaiUno con Oggi è un altro giorno, lasciato malinco.