Botta e risposta
Di Martedì, Mazza inchioda la Di Cesare: "Spero abbia provato vergogna"
"Assolutamente no". Si è sentito rispondere così Mauro Mazza dalla professoressa Donatella Di Cesare quando le ha chiesto se avesse provato vergogna per il tweet dedicato alla brigatista Barbara Balzerani il giorno della sua morte che ha sollevato un polverone contro di lei. Ospite in studio a diMartedì l'ex direttore del Tg2 si è detto "basito" nel sentir parlare in pubblico la professoressa come se nulla fosse." Come un giocatore che dopo uno stiramento, torna in campo, torna tra noi", ha specificato Mazza. "Il suo rimpianto, a sentirla stasera è di non aver avuto tempo di fare un saggio invece che un tweet. Questo è ancora più grave".
La risposta della prof Di Cesare è stata piccata: "Quindi non posso scrivere un saggio su chi voglio io?". La risposta dell'ex direttore Rai incalzante: "Lei vuole fare un saggio elogiativo su una capa delle brigate rosse. Perché quello c'era sul tweet: la condivisione della rivoluzione sanguinaria delle br". "Io sono convinto, immaginando la sua buona fede che rivendica stasera, che in questi quaranta giorni - quarantena - abbia provato un po' di vergogna", l'ha provocata ancora Mazza. Alla risposta "assolutamente no" di Donatella Di Cesare, l'ex direttore ha tuonato: "Vergogna" aggiungendo: "Questa parola vergogna la potrei ripetere 83 volte, tante quante le vittime assassinate dai suoi amici delle brigate rosse".
"Io non c'entro niente con la violenza. Io nel tweet ho parlato di vie diverse", ha replicato la professoressa. "Chi mi conosce, chi ha letto i miei libri, chi legge i miei articoli, chi sa del mio insegnamento universitario, chi sa della vita anche all'epoca sa che io non ho mai scelto la violenza". Semmai, fa notare Donatella Di Cesare, è lei una vittima di "una modalità violenta" usata dagli "architetti del linciaggio". "Sarebbe bastato", ha fatto notare la docente della Sapienza, "che anziché fare trasmissioni televisive sul mio post sbattendomi in prima pagina e demonizzandomi, mi aveste fatto parlare come mi si sta facendo parlare adesso". "Bastava chiedermi: professoressa cosa ne pensa lei degli anni Settanta? Cosa pensa delle Brigate Rosse? Che cosa sono state? Non l'insulto", ha concluso la filosofa Di Cesare.