Il regista
Paolo Virzì, troppa ideologia: la sua Italia non esiste più
Poiché non è un’epoca di cambiamenti, la nostra – è piuttosto un cambio d’epoca – c’è chi ancora non si capacita. C’è chi non crede, insomma, che non s’è più nei Novanta, negli Ottanta o finanche negli anni Trenta del secolo scorso. Ed ecco. Se volete un esempio, lo trovate al cinema con Paolo Virzì, il talentuoso castigatore del costume che torna oggi in sala col sequel di Ferie d’Agosto (1996). “Un altro Ferragosto” (2024) è il titolo del suo minestrone estivo, della sua zuppa riscaldata o, per meglio dire, della sua “ribollita” (Virzì è di Livorno), che rimesta Molino e Mazzalupi: le due famiglie – l’una frugal chic, l’altra nouveau riche – che si ritrovano, decenni dopo, sull’isola di Ventotene. (...)
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