Chi non ride è fuori
Corrado Guzzanti, lo sfogo: "Politicamente corretto? Non posso pensare a questo futuro"
"Il principio per cui devi censurare qualunque cosa possa offendere una minoranza non può funzionare, non si può pretendere. Il principio deve essere che se ti offendi è un problema tuo". Corrado Guzzanti, classe 1965, con le sue imitazioni è considerato il più grande autore e comico di satira politica degli ultimi trent’anni. E nonostante nello scorso decennio avesse diradato di molto le sue presenze in tv, i suoi sketch e i suoi personaggi hanno travalicato le generazioni e sono diventati un culto anche per i più giovani grazie a internet, come testimonia la partecipazione alla seconda stagione di LOL – Chi ride è fuori. L'attore, che tornerà dal 12 gennaio su Sky Cinema e NOW con la nuova stagione de "I delitti del BarLume 11", su Repubblica prende le distanza dal "politicamente corretto".
"Tutti sappiamo cosa realmente non si può fare e non si può dire, perché scandalizza noi per primi", risponde Guzzanti a Silvia Fumarola che gli faceva notare come alcune battute siano effettivamente pesati."Il politicamente corretto", aggiunge, "oggi rende il lavoro difficile a tutti, e prima o poi si ammorbidirà. Non posso pensare a un futuro in cui devi stare attento alle virgole perché il circolo dei virgolisti si potrebbe offendere".
Guzzanti ha fatto parte della stagione d’oro di Raitre con le sue imitazioni da Prodi a Rutelli e a Bertinotti, ma se ci ripensa gli viene "tristezza". "Bei tempi", confessa a Repubblica. "Sì, un po’ mi manca. Nel senso che un po’ ho nostalgia, e un po’ so che ci sono cose che stanno bene lì dove stanno. È una stagione molto particolare, bella Io sono stato fortunato perché la mia è stata lunga, bella, molto creativa, adesso non tornerei a fare quello, non ha più senso. È talmente cambiato tutto".
Certo, ci sarebbe molo materiale su cui lavorare, ammette Guzzanti che però preferisce lasciare le imitazioni ad altri. "Volendo sono tutti parodiabili, anche troppo", ammette il comico che però puntualizza: "Avverto un senso di futilità, anche quando vedo i miei colleghi, bravissimi. Ma è come se si fosse sgangherato qualcosa nel profondo, se si fosse perso il carattere eversivo, che c’era quando abbiamo cominciato". "Siamo partiti con il gruppo di Serena Dandini che crollava il Muro di Berlino", racconta Guzzanti, "abbiamo attraversato il passaggio tra prima e seconda Repubblica. Oggi", puntualizza, "i partiti sono comitati d’affari, giustissimo continuare a fare satira, ma l’idea di commentare quello che ha twittato Salvini mi fa tristezza, non mi ispira creatività".
Guzzanti, che ha firmato il film cult "Fascisti su Marte", ha inoltre commentato l'immagini dei saluti romani ad Acca Larentia come "brutta". Poi spiega a Repubblica che "quando è uscito il film, un po’ ingenuamente, pensavo che certe parole fossero, salvo che per piccolissime minoranze, superate. E quindi si potessero satiricamente archiviare. Invece sono ancora evocative". "È un’ideologia molto facile per menti semplici", insiste Guzzanti, "per chi è pieno di frustrazione e rabbia, continuano a esistere nella loro completa astoricità. Non possono produrre niente, ma siccome oggi non ce ne sono altre disponibili, si aggrappano a quelle. Nessun politico pensa da qui a cinque anni, nessuno ha un progetto per il Paese". Quanto a Giorgia Meloni, Guzzanti la vede "molto sola a casa sua". "Malgrado siano diversi anni che esiste Fratelli d’Italia", ci tiene a spiegare l'artista, "non è stata in grado di costruire una classe dirigente che le somigli, Tiene insieme i pezzi. Una volta il politico sceglieva quelli bravi facendoli diventare fedeli, oggi sceglie i fedeli che spera diventino bravi, persone che consolidino solo il suo potere".