Mito
Francesco Salvi confessa: "Berlusconi e le ragazze del Drive In? Cosa non sapete"
Anche dopo quasi 40 anni, Francesco Salvi rimane un'icona degli anni Ottanta e uno dei personaggi più amati di Drive In, fucina di macchiette e battute rimaste nella storia del costume italiano. Un exploit televisivo mostruoso, un successo travolgente per tutti i protagonisti di quella banda, da Antonio Ricci alla regia ai "frontmen" Ezio Greggio e Gianfranco D'Angelo, con il contorno di Giorgio Faletti, Enrico Beruschi, i Trettrè, Nini Cansino e Lory Del Santo. E Salvi, appunto. Che alla tv ha abbinato una improbabile quanto clamorosa carriera musicale, con tormentoni come Esatto e C'è da spostare una macchina.
Intervistato dal Corriere della Sera, il 70enne comico di Luino ricorda proprio quegli anni irregolari, irriverenti e irripetibili. "Drive In è stato uno spartiacque, una parodia dell’America, con le ragazze appariscenti, con il costumino a stelle e strisce, le moto, questa comicità veloce. Un programma di rottura, perché allora la tv era leggermente avanti rispetto al pubblico, ma il pubblico poi ti seguiva".
Ricorda che due giorni dopo la prima messa in onda, per una sola serata in un locale veniva pagato 10 volte di più, 1 milione di lire tondo. Il programma simbolo di Italia 1 e della prima Fininvest era nato, di fatto, sul palco del Derby, il locale-cult capitale del cabaret milanese. "Eravamo tutti semidisperati. Ricordo una foto con Beppe Viola, Jannacci, Abatantuono, Porcaro, Mauro Di Francesco e Faletti a presentare un programma che non esisteva, che forse avremmo fatto. Jannacci per rincuorarci diceva: dopo ti spiego, ma tanto quando parlava lui non si capiva niente".
Sul palco si esibiva anche Ricci, prima di passare dietro le quinte. "Quando era sul palco a un certo punto gli usciva sangue dal naso e doveva scappare. Tutte le volte. E si prendeva pure l’applauso in più di incoraggiamento e commiserazione". "La verità - rivela Salvi al Corsera - è che doveva prendere l’ultimo treno per andare ad Alassio che partiva a mezzanotte. Era incredibile, proprio come se avesse un pulsantino nel corpo che lo faceva sanguinare". L'abitudine di tornare appena possibile nella sua Liguria gli è rimasta anche dopo essere diventato l'uomo-macchina di Striscia la notizia.
Dei suoi compagni di avventura ricorda che Greggio, se non avesse fatto il comico, avrebbe fatto "il signor Aiazzone", un grande venditore. D'Angelo era "tranquillo, educatissimo, ma diversissimo sul palco e giù dal palco. Ogni tanto si addormentava e dovevamo svegliarlo la mattina dopo". Mentre di Beruschi ricorda il terrore per i cani. Una sera d'inverno "io su istigazione di Ricci gli misi il paltò sul cane lupo che c’era fuori dal ristorante. Tornò a casa senza e per due giorni è stato a letto con la febbre". Una leggenda urbana però viene smentita da Salvi: "Che Berlusconi veniva a trovare le ragazze, ma non è vero".