Rivoluzioni
Fedez, clamoroso a La7: conduce "Il Milionario", un quiz tutte le sere
Bisogna avere Fedez. È con un piglio inedito tra il sacrale e il commerciale, che l’Urbano Cairo si è ora incaponito nell’arruolare Federico Lucia in arte Fedez, onde poterlo piazzare nella trincea quotidiana del preserale de La7. E il bello è che lo farà non con un programma “alla Fedez”, ma col format-feticcio di Gerry Scotti. L’ennesima mutazione genetica del rapper si consuma in un cortocircuito televisivo. La notizia è ghiotta. Pare che Fedez si trasformerà presto nel «bravo presentatore»; e farà Il milionario grazie a Cairo, da lunedì al venerdì dalla 18.45 alle 20, prima del TgLa7. Farà Il milionario di nome e di fatto. “Di nome” nel senso della conduzione dello storico game show per anni illuminato da Mediaset (ma in realtà proprietà dell’ubiqua casa di produzione Fremantle); e probabilmente lo sarà “di fatto”, data la capacità contrattuale dell’artista che qui, però, si scontrerà con la leggendaria parsimonia dell’editore.
REAZIONI OPPOSTE Il programma, secondo – come si dice - “fonti accreditate” sarebbe già in allestimento, e per la messa in onda se ne parlerà a gennaio 2024 o dopo l’ordalia di Sanremo, fino a giugno. Ora, al di là dei possibili accordi commerciali o dei branding content o dei corollari di marketing che stanno mettendo in moto l’agile macchina organizzativa e pubblicitaria de La7, be’, tutta l’operazione finora tenuta sotto silenzio sta sollevando reazioni interne opposte. Tra i (pochi) addetti ai lavori che ne sono a conoscenza spiccano coloro per i quali questa sarebbe una soluzione allo stallo d’audience del canale: l’innesto di Fedez in palinsesto, in quella che, per la rete, è da sempre considerata «la fascia della morte» (oggi ci sono i telefilm di Padre Brown, poca spesa e buona resa), be’, varrebbe il rischio. E, in più, sarebbe un inedito viatico sia all’implementazione dell’ascolto quantunque ottenuta a spinte e mozziconi; sia al pescaggio in un pubblico più giovane e in un target commerciale più appetibile; sia al testaggio dell’ennesimo programma d’intrattenimento, da sempre miraggio di fata morgana di Cairo e del direttore di rete Andrea Salerno. Pure se, in questo caso, il suddetto test di Fedez verrebbe però sostenuto a di 14,8 milioni di followers di Instagram del Fedez stesso.
Sicché, per gli ottimisti, la nuova versione del Milionario si configurerebbe come una fuga in avanti non incongrua rispetto al resto del menu di rete. Specie considerando che, appunto, di ‘sti tempi, La7 galleggia – a parte i classiconi in prima serata e in access time - in un momento di stanca dei talk show, che poi sarebbero per vocazione il vero cuore pulsante dell’azienda. Questa risulta la reazione degli ottimisti.
UN PROGRAMMA DA YOUTUBE - Poi c’è anche quella dei più pessimisti, i più attenti all’analisi di prodotto. A detta di costoro, compreso chi scrive, Fedez a La7 c’entrerebbe come i cavoli a merenda. Per tre fondamentali motivi. Il primo, banale, è che il pubblico consolidato della rete è in prevalenza di over 65% (al 5.3%, contro il 2.5% dei 23/34enni e il 2.3% dei 33/44enni ossia il pubblico del cantante). Inoltre La7 raggiunge il secondo posto sul target laureati (9,9% dietro solo a Rai1) e il quarto posto sul pubblico alto spendente (8,7%), che non è esattamente quello aspirazionale e meno scolarizzato di Fedez.
Il secondo motivo del mio dubbio è che Fedez funziona (e fino a un certo punto) soltanto sulle tv tematiche: le sue X Factor, Lol, Celebrity Hunted sono produzioni tagliate per le piattaforme a pagamento e non per la tv lineare. Quando Fedez tanta la carta della tv generalista come con il disastroso Muschio selvaggio funziona su YouTube e podcast), la sensazione è plasticamente quella di esser un banale ornamento del “pacchetto sanremese Ferragni”. Il terzo motivo di un possibile insuccesso è- diciamo - la credibilità. Mettiamola giù piatta. Fedez il trasgressivo, il ribelle a gettone, il polemista (l’ultima sua intemerata è stata da Fazio, contro la Meloni che avrebbe «cancellato il bonus psicologo», ma non era vero. Anzi la Meloni, al fact checking, quel bonus l’ha reso strutturale) nei panni rassicuranti dello zio Gerry Scotti è una cosa a cui non crede nemmeno lui. Mi auguro, ovviamente, di sbagliare previsione: solo il Dio dei palinsesti sa quanto la generalista abbia bisogno di linfa nuova e di idee fiammeggianti.