Gioco al massacro

Formigli, Fornero, Montanari? Riaprono le "gabbie rosse": maratona di insulti in tv

All'appello ormai mancano solo gli ospiti di Fabio Fazio nel nuovo Che tempo che fa, che a Discovery sarà forse ancora più libero di picchiare sul governo che ai tempi della Rai. Per il resto, è ufficiale: i talk della nostra tv hanno tutti riaperto "le gabbie" e sguinzagliato le belve rosse sulle tracce di Giorgia Meloni.

La parte del leone, perdonerete il gioco di parole, la fanno ovviamente i programmi di La7, tornati a pieno regime a bombardare il centrodestra in prima serata. Lilli Gruber a Otto e mezzo, Corrado Formigli con Piazzapulita, poche ore fa Giovanni Floris con il suo DiMartedì. Nessun cambio sostanziale di format né di formula: una manciata di ospiti dichiaratamente di sinistra, politici o intellettuali non ha importanza. Qualche commentatore d'area e, di norma, un interlocutore (se va bene) a reggere tesi e ragioni più "governiste".

 

 

 

Quasi un massacro annunciato, come quello denunciato da Italo Bocchino (che da mesi ricopre la parte, con estremo coraggio dialettico e sprezzo del pericolo catodico) proprio da Floris. A DiMartedì Floris e Alessandro Di Battista prendono a tenaglia il direttore del Secolo d'Italia sul tema della crescita. "Se mi interrompete mentre parlo...Sono uno contro due. Lo so che il mio ruolo è difficile", protesta Bocchino. "Vogliamo parlare anche dei ristoranti che sono pieni? Se la ricorda questa storia?", ironizza Floris. "Sì, dopo ne parliamo ma ora fatemi finire". 

 

 

 

Nel parterre di Giovannino, al solito ricchissimo, spiccano l'ex ministra del Welfare Elsa Fornero in qualità di "tecnica" (anti-Salvini), Dibba, Corrado Augias, la deputata di AVS Elisabetta Piccolotti, il direttore del Fatto quotidiano Marco Travaglio, il sindaco (Pd) di Firenze Dario Nardella. In questa giungla combatte come l'ultimo vietcong Massimo Magliaro, con il coltello tra i denti.

 

 


Stessa musica e interpreti simili qualche minuti prima, a Otto e mezzo. Quel gran moderato di Paolo Mieli è talmente isolato da sembrare un ultrà della Meloni (e soprattutto un critico della Schlein), perché a circondarlo ci sono Tomaso Montanari e quel Formigli che in studio dall'amica Gruber ripete il medesimo copione andato in scena qualche giorno prima all'esordio del suo Piazzapulita.

 

 

 

"Alla faccia del pregiudizio - attacca parlando della premier -, ha tre reti private e tre reti pubbliche che non fanno che tirargli le sviolinate. Mi farebbe piacere che Giorgia Meloni venisse nella nostra rete, ovunque, da te, da me, da Giovanni Floris da Enrico Mentana o chi gli pare a farsi intervistare con delle domande che siano degne di questo nome, non quelle pagliacciate che abbiamo visto in giro in cui gli si da un microfono e gli si fa dire tutto quello che vuole". Se mai accadrà, sarà un fatto storico: le Termopili televisive del presidente del Consiglio.