Venezia
Giorgio Diritti presenta "Lubo": l'ultimo film italiano in concorso a Venezia
Festival del cinema. L'ultimo film in gara alla Mostra del cinema è “LUBO”, di Giorgio Diritti. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, perchè questo regista ha girato il suo film consegnando alla giuria una grande lezione di cinema. Vincerà? Lo vedremo sabato. Intanto parliamo di questo lungometraggio che racconta fatti e misfatti poco conosciuti, accaduti in Svizzera per cinquanta anni. Guardi le scene che si susseguono una dietro l'altra e non ti accorgi che hai passato tre ore in sala senza neanche uno sbadiglio. Credetemi, non accade spesso. Al centro del film c'è il rapporto difficile tra “comunità” e “diverso” visioni disumane che passano dai paesaggi delle Alpi piemotesi ai boschi dell'Appenino e le campagne della Bassa. Si racconta una storia forte, quella di Lubo Moser (Franz Rogowaki) un nomade di etnia jenisch chiamato alle armi nel '39 dall'esercito svizzero, salvo poi scagliarsi contro il programma governativo Kinderder Landstrasse, che vigliaccamente gli aveva rapito i figli in quanto zingari. Un'ideologia che distrugge l'amore di un padre per i suoi figli. Pensiamo alla Seconda guerra Mondiale , stesse dinamiche, stessi orrori. Ma la vendetta è un piatto che si serve freddo. E con il tempo arriva.
Diritti, questo film è stato un grande lavoro. Ambientazione dell'epoca, abiti, macchine..Come lo cosidera?
“Non è stato facile realizzarlo , ma lo definirei un film itinerante, e in un certo senso anche nomade. Sì, è stato un grande lavoro, molto complesso che ha avuto una lunga gestazioe Ora vogliamo che questa storia vissuta tra amore e politica sia portata anche all'estero perchè pochi la conoscono”.
C'è amore , ma anche molta violenza. Era ciò che accadeva?
“La violenza derivava dalle leggi sbagliate, purtroppo quando ho raccontato il film ho pensato a quanto, ancora oggi, siamo vicini alla guerra. I bambini ucraini rapiti sono un esempio. Non cambia mai nulla. Ma far del male ai bambini è contro la vita.”
Siamo d'accordo. E' l'infamia più grande.
“Ed era un elemento importante e da porre assolutamente in evidenza”
Come ha scelto i due protagonisti Franz e Valentina?
“Devo dire che sono due fighi pazzeshi? Si, lo sono, ma non è questo il vero motivo. Valentina (Bellè, Margherita in Lubo) ha la poesia dentro , e quel senso di semplicità e ingenuità che ha avuto un peso totale in questa storia . Franz è un attore straordinario. Tra i due durante le riprese è nato un bellissimo equilibrio”.
Cosa manca oggi?
“La speranza. Non bisogna mai perderla per credere in un mondo migliore”.