Censurato
Lino Banfi, rissa via Corriere. "Chi caz***o ti conosce?"
La censura social non va giù a Lino Banfi. Il comico pugliese, amatissimo fin dai tempi delle commedie scollacciate degli anni Settanta, poi mitico "Nonno Libero" nella fiction Rai di enorme successo Un medico in famiglia negli anni 90, scrive al Corriere della Sera per sfogarsi con il più classico dei suoi "Porca putténa". Motivo? "Da circa sette anni esiste un gruppo Facebook che si chiama «Noi che amiamo Lino Banfi» ideato e coordinato da Calogero Vignera - riepiloga l'attore 87enne -. Si iscrivono decine di migliaia di fan di tutte le età e zac, arriva il signor Zuckerberg che ordina ai suoi algoritmi italiani: «Chiudete subito Banfi!». E tutto questo perché i miei ammiratori si scambiano idee, video, messaggi, usando il linguaggio banfiota e in questo linguaggio ci sono esclamazioni come «Porca putténa, disgrazieto maledetto, ti metto l’intestino a tracollo»". Non è la prima volta che la scure di Meta cala sul gruppo.
"Quest’ultima volta la chiusura è stata motivata dall’esclamazione «Picchio De Sisti» (leggendaria citazione dal cult cine-pallonaro L'allenatore nel pallone, ndr)! Tutto viene cancellato, il gruppo annullato e si deve ricominciare da zero...".
"Cosa ho fatto io a Mister Mark Zuckerberg e ai suoi algoritmi? - chiede affranto Banfi - Ci ho messo più di 60 anni per far parlare il mio linguaggio a tutti, mi chiamano Maestro, mi danno i premi alla carriera e questo mi spegne tutto! Ma come si permette ‘sto arcimiliardario maledetto che chi chezzo lo conosce?". E via improperi passati alla storia del cinema leggero italiano: "Se vuole la guerra, mi sfogo! CHEZZO! CHEPO DI CHEZZO! Ti metto i menischi nella scapolomerale! Ti spezzo il capocollo e te lo metto a tracollo! PORCA PUTTÉNA per tre volte e, dulcis in fundo: MI SONO ROTTO LE PELLE. E adesso fatemi pure arrestare".