Giochi a premi
Reazione a catena, perché il premio è un'illusione: la Rai gioca sporco...
GiocheRai, quizzeRai ma vinceRai sempre (o quasi) meno di quello che qualunque telespettatore immaginerebbe. La Reazione a Catena del popolarissimo gioco a premi estivo dell’access prime-time di RaiUno dev’essere in realtà proprio questa. E mica tanto gradevole. I fan della trasmissione, quanto mai sensibili e attenti all’ingrediente che trasforma i quiz televisivi in magia, se ne sono accorti già da qualche tempo, esprimendo sul web diverse perplessità.
Le prime avvisaglie di un certo malumore legato al meccanismo del gioco, a perdere più che a vincere, si sono manifestate già dalla fine del mese di giugno, quasi immediatamente dopo il ritorno dell’atteso game show condotto da Marco Liorni. Con il pubblico da casa che si è scatenato su Twitter, ironizzando sulla cattiveria e sulla eccessiva puntigliosità degli autori che, a giudizio di quanto “denunciavano” i telespettatori, avrebbero addirittura teso qualcosa simile a dei tranelli pur di fare in modo che i concorrenti non arrivassero alla meta agognata. Vediamo come.
In quella precisa occasione, la puntata di fine giugno finita nel mirino dei contestatori, la squadra dei Gessetti, che si era qualificata all’Ultima Catena, la finalissima di ogni puntata, con una dote di ben 99mila euro, ne è uscita portandone a casa solo poco più di 6mila.
SFUMATURE E VEZZEGGIATIVI - A far perdere i validi ma, da ultimo, anche sfortunati concorrenti, non sono stati però soltanto i loro errori ma quelle che, in termini linguistici, si possono definire sfumature se non addirittura vezzeggiativi della medesima parola. Il termine di sintesi tra “ciuccio” e “imboccare”, infatti, è risultato essere “bebè” e non “bambino” come avevano risposto i finalisti.
Ancor più clamorosa (sempre nella stessa manche) l’altra risposta, in realtà giusta ma data ai concorrenti come sbagliata. A collegare (con un po’ di doppio senso dialettale) le parole “ciuccio” e “bue”, secondo gli autori di Reazione a Catena è “asinello” e non semplicemente “asino” come avevano risposto i giovani. Errori da niente, si direbbe, che pure hanno fatto risparmiare alla Rai la bellezza di 93mila euro. Ancor più clamorosa in termini di debacle economica l’Ultima Catena andata in onda domenica sera, 6 agosto.
I tre concorrenti in gioco arrivati alla sfida finale, i “Dai e dai”, portavano in dote una cifra davvero notevole: 172mila euro che però, a fronte della regola che ridivide ad ogni errore, di fronte alla catena di parole giudicata da tutti troppo difficile, i campioni sono arrivati, di aiuto in aiuto, con soli 1700 euro, almeno quelli portati a casa. Per i quali la Rai non ha decisamente avuto bisogno di pagare né un commesso (questa era la parola misteriosa) né chissà quali commesse.
Se Mike Bongiorno, insomma, che dei quiz è stato decisamente il re, è divenuto famoso in Rai per il suo mitico Lascia o raddoppia, il buon Liorni diventerà famoso per qualcosa tipo “vinci quel che resta” o accontentati delle briciole. Con l’hashtag #taccagni rilanciato su Twitter da qualche follower a fare da eco.
Va detto, in tal senso, che i quiz Rai sono da sempre nell’occhio del ciclone per le regole, spesso discusse, come i metodi di pagamento. Chi non ricorda, infatti, la formula “in gettoni d’oro” che accompagna da sempre le trasmissioni Rai e non solo? Ciò significa, come documentato da più articoli e inchieste giornalistiche ma, in primis, dagli stessi regolamenti dei quiz tutti correttamente riportato nei siti delle emittenti, che il valore dei mitici gettoni aurei marchiati Rai o Mediaset non equivale alla reale vincita ma anzitutto varia in base al cambio dell’oro. In più è da considerarsi lordo, quindi con un 22% di IVA da sottrarre e un ulteriore 5% di commesse per la cessione diretta del credito al banco metalli.
In buona sostanza al fin della lunga riscossione (che può durare anche sei mesi) il vincitore porta a casa poco più di 2/3 dell’effettiva cifra vinta sul campo. Con un pensiero ulteriormente solidale alla briciole delle briciole dei Dai e Dai di Liorni.
NON È TUTTO ORO... - Reazione a Catena, infatti, non fa eccezione. E paga tuttora le vincite in gettoni d’oro, come riportato nel regolamento dell’edizione 2023 del gioco. Questo sebbene dal 1 gennaio 2019 una sentenza del Tar abbia di fatto concesso ai quiz televisivi la possibilità di pagare in denaro contante. Ovvero soldi effettivi, stralciando la posizione delle emittenti televisive da quelle dei biscazzieri ufficiali. A patto che si proceda con differenti criteri di selezione del pubblico che, al momento, a quanto ci risulta non vengono applicati dalle produzioni che continuano a preferire la formula di sempre che, specie per aziende come la Rai (grazie ai cavilli regolamentari che mettono in fallo i partecipanti) resta di gran lunga conveniente. Oltre che, comunque, di successo. Basti pensare che, proprio quest’anno, Reazione a Catena festeggia l’edizione più lunga di sempre. Andando ben oltre la stagione estiva. Anzi scavallando tutto l’autunno e accompagnando pubblico e concorrenti fino al 31 dicembre. Con la speranza, per chi giocherà a fine anno, che in assenza della clemenza degli autori, arrivi almeno quella di Babbo Natale.