Chi alza il ditino
Pino Insegno insultato da Michele Serra: "Una inspiegabile porcheria"
Il governo vince le elezioni, ma guai se mette mano alla Rai. Michele Serra, di fronte ai cambiamenti della tv di Stato, reagisce con sdegno. "Procede a ritmo serrato l’avvicendamento del personale culturale italiano di ogni ordine e grado: direttori artistici di Festival, conduttori televisivi, presidenti di fondazioni pubbliche, direttori di telegiornale, responsabili di musei e palinsesti, coordinatori di questo e di quello. Di questo passo - esordisce stizzito su Repubblica - presto verranno sostituti anche i gestori di minigolf e le animatrici sulle navi da crociera — sempre per via dell’esigenza di 'cambiare la narrazione', parola che sta diventando insopportabile".
A detta del giornalista "ogni giorno cade una capoccia e se ne erige una nuova". In quella da lui definita "una lettura facile", ossia "un repulisti politico senza precedenti: via tutti quelli 'de sinistra', dentro tutti quelli 'de destra'". Ecco allora la sua critica. Serra tira in ballo "le persone indipendenti, che sono tante, e poverette non meritano questo increscioso imbrancamento: perché chi volete abbia il tempo e la voglia di valutare il merito, e la persona, se quella che conta è solo la casacca?".
A suo dire c'è una sostituzione, "un caso clamoroso", che più di tutti fa discutere. È il caso dei pacchi. "La cacciata di Flavio Insinna per fare posto a Pino Insegno non è certo leggibile 'politicamente'. È una inspiegabile porcheria ai danni di un professionista impeccabile per fare posto a un simpatico amicone dei nuovi capi. La politica non c’entra nulla. C’entra quello che a Roma si chiama pappa e ciccia".