Non si ride più

Propaganda Live? Battaglia a La7: ecco chi può far fuori Diego Bianchi

Francesco Storace

Non c’è dubbio: era durissimo, ieri sera, riprendere dopo i ballottaggi. E come lo ritiro su il popolo rosso? Perché questa pare la funzione di Propaganda Live. Un tempo lo avremmo definito il fortunato programma di La7, ora annoia un po’. La satira diverte, ma se diventa conformismo, luogo comune, solita roba, inevitabilmente cambi canale. Sarà il loro prossimo destino. Sono arrivati addirittura a masticare amaro, scatenando i loro follower in rete, persino per un titolo di Libero. L’intervista ad Eugenia Roccella, la ministra che non si fa intimidire dal rossume acculturato, li ha definiti grossomodo circolo dell’amichettismo dei compagni e li ha stroncati.

 

 

 

TUTTO DA SOLI

Perché è la verità. Si applaudono da soli. Il giovedì Formigli, il venerdì Zoro. I tweet si sprecano come i minuti persi nel vederli in tv. C’è da giurare che Pino Insegno diventerà un bersaglio fisso per quelli di Propaganda Live. Se sono riusciti a fare spettacolo – abbastanza volgare – persino sull’alluvione in Romagna, figurarsi che cosa combineranno ad un artista che la pagnotta se l’è sempre guadagnata senza aiutini. Anche la trasmissione di ieri sera lo ha confermato. Sono diventati terribilmente noiosi, persino Makkox, un tempo godibile, ora invecchiato. Cercano notizie per far ridere sulla rete, ma ormai l’effetto è sempre peggio della volta precedente. Per fortuna non stanno in Rai e in fondo sono affari di Urbano Cairo che li deve mantenere. Almeno le loro spettanze non devono chiederle a noi. Dipendono dalla pubblicità che incamerano e pare che dalle parti del cassiere della tv ci sia più di una preoccupazione. Probabilmente hanno compreso quale sarà il loro problema e dovranno trovare una strada nuova: perché ormai hanno troppa concorrenza rossa in casa, per poter resistere all’Auditel.

 

 

 


Lo “spiegone” settimanale di Bianchi – che un tempo era prerogativa di Marco Damilano ancora alla Rai troverà altri illustri compagni di tv. L’opposizione mediatica – più ricca di denari che di contenuti – che trasloca dal servizio pubblico comincia ad essere numerosa. Devono ringhiare tutti insieme. E come faranno a distinguersi uno dall’altro? Una soluzione potrebbero trovarla pure loro, però. Ma non ne hanno il coraggio. Magari manca una come Chiara Francini a “spiegare” la politica a Propaganda Live. Chissà se se ne sono accorti: la Francini lo ha detto senza mezzi termini a Cartabianca: «Ai sinistri non frega assolutamente nulla del comunismo, di Berlinguer, degli operai, del lavoro, dei diritti, delle minoranze, della cultura come strumento di rivendicazione. A loro interessa solo apparire di sinistra e quindi dalla parte del giusto, perché nulla li arricchisce più della povertà!». Era proprio dalla Berlinguer, terza rete, Rai, Italia. Un video diventato viralissimo sui social che ha fatto fortuna e milioni di visualizzazioni. Non si può censurare dalla rete. A Propaganda Live chissà che ne pensano.

 

 

 

TU AIUTI ME, IO AIUTO TE

Una così non la chiameranno mai. No, loro amano il vittimismo, e si sono tanto dispiaciuti per quell’etichetta affibbiata loro dal ministro Roccella, «l’amichettismo dei compagni». Roccella, tacitata dai migliori telespettatori di Propaganda Live al Salone del Libro di Torino, ha inquadrato il problema di certa sinistra proprio nella questione culturale: «Bisogna liberarsi dall’“amichettismo” di Pd e compagni», ha detto il ministro. «Gli intellettuali di oggi sono i più omologati al mainstream. Dopo Torino, troppi politici si sono arrampicati sugli specchi per giustificare la censura. E, tra gli scrittori, un silenzio da amebe». Ma per fortuna Mattarella c’è. Ma dove prospera l’amichettismo? Eccolo, a Propaganda Live, il programma di Diego Bianchi: «Oggi nessuno scrive più una critica negativa, per i film o i romanzi italiani ci sono solo elogi. Ci si scambiano a vicenda recensioni, presentazioni e ospitate. Sembra di stare sempre nel salottino di Zoro, fra ex compagni di scuola che vanno negli stessi locali, nelle stesse trasmissioni, e usano un linguaggio condiviso. Un ambiente sempre più asfittico... una noia». Nun se po’ dì...