Abiure
Arisa, vergogna a Domenica In: cosa è costretta a dire sulla Meloni
«Giorgia Meloni mi piace perché ha molta cazzimma». Parola di Arisa. Altro che Pippa. Cantantessa lucana e con le palle. Di talento vocale, di buona famiglia e idee salde. Libera potrebbe essere l’aggettivo migliore. Anche perché l’ardita dichiarazione Rosalba l’ha resa in campo tutt’altro che neutro.
Ospite di La Confessione, il programma di interviste del condirettore de Il Fatto Quotidiano, Peter Gomez sul Nove, zona Discovery, pronta a diventare la vera trincea televisiva dell’opposizione militante proprio contro la cazzuta Meloni.
Arisa, mai sospettata di sovranismo né di progressismo, ma sempre apprezzata per le doti canore eccellenti, resasi negli anni al massimo protagonista di siparietti social un po’ sopra le righe, stavolta parla con serietà e coscienza, esprimendo un pensiero su un argomento che pure le sta a cuore come i diritti lgbt per i quali si è sempre battuta portando il suo stile libero tout court e la bellezza della sua voce e delle sue canzoni a coronare molte manifestazioni rainbow. Ma evidentemente non basta se poi, quando a governare è la destra, ti lasci scappare una nota di apprezzamento.
Arisa, però, per quanto giocosa, è comunque una donna di 40 anni che vive nella società italiana tanto quanto i suoi colleghi (Mengoni ultimo in ordine di tempo) che ci tengono a lanciare allarmanti appelli contro il governo. «Questa cosa andrà contro di me» ha infatti aggiunto la cantante di fronte a Gomez. Tanto che, ha raccontato ancora: «Una volta ho fatto un discorso dicendo che la signora Meloni mi piacesse. Tutti i miei amici mi avevano sconsigliato di farlo perché sarei stata additata come fascista».
MAMMA SEVERA
Nonostante ciò ha concluso il suo discorso, argomentando proprio in materia di diritti lgbt+. «Le posizioni della Meloni non sono aperte, però secondo me lei si comporta come una mamma severa e spaventata. Una madre che non è solo madre di un figlio, ma ne ha 4 e allora sembra che lei faccia cose che vadano bene per tutti e 4, e a volte sembra che uno dei 4 sia penalizzato». Aggiungendo come ciliegina sulla torta una netta presa di distanza dalla maternità surrogata che Arisa non ha esitato a definire «antifemminista e contro le donne». «Ho paura che tutto ciò diventi un commercio. Io non credo che un bambino possa essere acquistato come un paio di scarpe». Figurarsi. Neanche il tempo di uscire dallo studio di Gomez che per Arisa è iniziato il processo mediatico e social. Lesa favolosità l’accusa ad opera degli arcobaleni militanti che roteano in zona Schlein e dintorni.
Uno choc per l’artista che in poche ore ha cambiato confessore e confessionale, tornando dalla zia Mara Venier, a Domenica In, programma molto lgbt friendly, dove nonostante la presunta onda nera meloniana, Arisa ha colto l’occasione (forse ripensando proprio ai consigli dei suoi amici...) per metterci una pezza. Non rinnegando il proprio pensiero ma precisando le sue posizioni che sono sempre state a favore dei diritti delle minoranze, autodefinendosi «una paciera» che cerca sempre l’equilibrio «anche quando l’equilibrio sembra non esserci... Posso anche essere contenta se una donna ricopre la più alta carica dello Stato. Vorrei che fosse chiaro che io non sono una voltabandiera, sono anni che sono dalla parte di questa comunità e continuerò a starci fino alla fine della mia vita. Non voglio risultare come una traditrice, chiedo alla signora Meloni di non agevolarmi in nulla». Sincerità va bene, insomma. Ma con moderazione.