Ricchezza vera
Fabio Fazio, ecco quanti milioni di euro guadagnerà a Discovery
Da grande avrei voluto fare il Fabio Fazio. Lo dico con ammirazione e invidia sociale. Battuta amabile e tempi tv formidabili, senso della sceneggiatura, coerenza con un’idea sinistra della politica e al contempo duttilità agli interstizi del potere, intuito per il business a metà tra Mike Bongiorno e Warren Buffet: Fabio Fazio ha fatto l’ennesimo gioco di prestigio. Qua sta passando la vulgata che «arrivano quelli di destra e lo cacciano in nome della lottizzazione spietata». Lo stesso Fabio, in diretta a Che tempo che fa, ha annunciato di non essere «un uomo per tutte le narrazioni» (anche se, in 40 annidi Rai di “narrazioni” se n’è fatte parecchie, comprese quelle della vecchia An e dei grillini, i periodi peggiori dei principianti al potere).
EFFETTO CASCHETTO
E il Pd è pronto a sostenerne l’allure della vittima in stile editto bulgaro, «l’occupazione del servizio pubblico in atto» che sacrifica una pietra miliare della Rai. Ne esce il ritratto di un perfetto civil servant, fiaccato nella libertà d’espressione, assediato dai barbari alle porte, costretto a lasciare per non venire meno ai propri principi. Certo, la vera verità avrebbe disvelato un venale aspetto di offerte contrattuali milionarie, che per Fabio avrebbe oscurato la fama del cavaliere di una sinistra in purezza. Che, tra l’altro, non c’è nulla di male a guadagnare più soldi possibile. Anzi. Ma, evidentemente, qualcosa nella narrazione avrebbe stonato, se si fosse saputo che, da settimane, il geniale agente di Fazio Beppe Caschetto stava trattando con Discovery per un ingaggio monstre da, parrebbe, 8/10milioni di euro per quattro anni più tutta l’eventuale creazione di format dell’Officina, la casa di produzione di Fabio stesso.
Tra l’altro, sul Nove di Discovery, con l’arrivo di Che tempo che fa, assisteremo nei prossimi mesi a un clangore di sciabole in quel palinsesto tra il Loft, la casa di produzione del Fatto Quotidiano finora là monopolista e la stessa Officina; e ci sarà da preparare i pop corn. Ma torniamo a bomba. Fazio che, su suggerimento del suo Talleyrand Caschetto, grida al mondo le dimissioni. E lo fa per anticipare proprio il nuovo amministratore delegato Roberto Sergio; il quale il 25 maggio avrebbe depositato in Cda Rai la nuova proposta contrattuale di Fazio in cui si assicura la riconferma dell’anchorman per rilanciare i sabati sera di Raiuno (intrattenimento puro senza interviste politiche) ma a ingaggio molto meno elevato di quello proposto da Discovery. Insomma, per rifiutare 10 milioni di euro come affermano fonti Rai, be’, bisognerebbe essere degli idioti. Altro elemento narrativo da sfatare: «Ma i fasci non gli hanno confermato il contratto che aveva». A parte che chiamare “fascio” un democristianone come Sergio fa sorridere, bè, i nuovi ancora devono arrivare. Ed l’ex ad Carlo Fuortes che, pur avendo avuto più di quattro mesi per la riconferma di Fabio, ha traccheggiato forse nel tentativo di carpire i desiderata del nuovo governo che però su queste faccenduole non s’è mai espresso. Certo, c’è stato l’inopportunismo «Belli ciao» twittato da Salvini, che se lo poteva risparmiare onde evitare un’idea di vendetta che in realtà non c’è. E poi, per Fazio, quest’idea dell’attaccamento alla maglia della Rai come a quella della Sampdoria è un falso storico. Nel 2001 Fabietto non esitò un attimo nel lasciare la Rai per la neonata La7 la quale, qualche mese dopo, per cambio di editore, lo liquidò con 14 miliardi di lire.
DENUNCIA IL CODACONS
Dopodiché, Fazio rientrò in Rai e uscì dal limbo di Raitre (dove lo aveva ficcato Angelo Guglielmi) grazie a Carlo Freccero che lo rilanciò in prima se rata con Anima mia. Poi certo, qui potremmo parlare del Codacons che ha denunciato «che Fazio per anni un doppio compenso al punto che la trasmissione Che tempo che fa potrebbe aver raggiunto in 5 anni il costo record di 100 milioni: in base agli ultimi numeri contenuti in un esposto». E potremmo parlare di contenuti: degli ospiti a sinistra nei talk di Fabio con un contraddittorio con le altre parti politiche ridotto all’osso; del contratto da 1,3 milioni per la Littizzetto senza esclusiva e libertà di spot occulto; del grande talento (davvero) di Fabio. Il quale, passava dall’esaltazione del Servizio pubblico (le campagna pro Regeni), all’uso spudorato dello stesso. Auguri all’invidiato Fazio e al suo contratto sul Nove. Con tratto di anni 4, giusto il tempo d’una legislatura...