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Orietta Berti denuncia: "Mi hanno ricattato, come sono stata costretta a cantare"
All’improvviso arrivano le nipotine. Di quattro anni Olivia e di un anno Ottavia. E l’intervista con Orietta Berti finisce così. Sono le bambine di Otis, il figlio più giovane di Orietta, classe 1980. Anche per le piccole hanno scelto nomi che iniziano con la O. «Noi siamo così legati alle tradizioni qui...» ci racconta Orietta. «Ottavia è nata il 25 Aprile dell’anno scorso. E mentre a Natale e Pasqua in tavola abbiamo sempre tortellini o cappelletti, quel giorno prepariamo le tagliatelle tricolore in onore della bandiera italiana che è nata qui a Reggio Emilia». La tradizione italiana, ovvero il dna della musica e della bella storia professionale di Orietta Berti, giunta col vento in poppa alla viglia degli 80 anni che compirà il prossimo 1 giugno.
La sua carriera internazionale, i sedici milioni di dischi venduti, lo strano mix che la contraddistingue, si riducono in una parola sola: autenticità.
«È l’unico modo in cui riesco a essere, non saprei essere diversa da come sono».
Ci dice a ormai quindici giorni dalla conclusione della lunghissima avventura da opinionista al Grande Fratello Vip. Orietta, non dev’essere stato facilissimo per sei mesi su e giù tra la sua Reggio Emilia e Roma. Le piacerebbe rifare il GFVip?
«Per ora non ho avuto ancora notizie al riguardo ma se me lo riproponessero le dico: perché no? Ho viaggiato molto in treno, più di novanta viaggi sull’Alta Velocità, e mi sono confrontata con altri viaggiatori, madri di famiglia, nonne. Mi sono resa conto di quanto il programma fosse seguito. Mi hanno dato dei consigli che forse hanno aiutato anche Pier Silvio a dare un po’ più di disciplina ai concorrenti. A inizio trasmissione pensavamo di poter approfondire molti temi: dalla depressione, alla solitudine di chi ha perso un proprio caro, dalla prevenzione dell’Hiv al tema delle donne che non possono avere figli. Poi la convivenza nella Casa e i caratteri dei protagonisti hanno preso il sopravvento. È giusto che tutto torni a fondarsi sul rispetto reciproco».
È stata un’esperienza che si potrebbe definire immersiva...
«Sì. Mi sono trovata molto bene. Mediaset ha un riguardo molto particolare per le persone che lavorano con loro. Ho collaborato da subito bene anche con Alfonso, con Sonia e con Giulia. Abbiamo fatto amicizia e ci scambiamo molti messaggi. Mi sono piaciuti anche gli inconvenienti che capitavano quando ci cambiavamo e truccavamo nelle roulotte adibite a camerini dove ogni tanto andava via la luce. E la trasmissione l’ho vissuta un po’ come se stessi a teatro» (sorride).
Come è riuscita a coniugare i suoi impegni numerosi e su più fronti col ritmo incalzante della diretta tv?
«Mi hanno lasciato parlare di tutte le mie attività. Ho fatto promozione al cofanetto con tutti i miei dischi, al libro di ricette e pure alle cover per i cellulari...».
Le cover dei cellulari?
«Dei ragazzi di Reggio Emilia mi hanno chiesto di utilizzare delle mie foto per produrre queste cover esclusive. Ho dato il permesso senza chiedere niente. È giusto che guadagnino loro».
Come riesce a conquistare sempre il cuore dei giovani?
«Da loro prendo molti stimoli e molte idee alle quali magari da sola non avevo neppure pensato. Loro premiano la semplicità. Le nuove generazioni hanno voglia di rapportarsi con persone normali, positive, con i piedi per terra, vere. Capiscono subito se una cosa è finta. I giovani mi vogliono bene perché ho sempre detto la verità e raccontato quello che succedeva a me e alla mia famiglia con ironia».
Mille con Fedez e Achille Lauro è stata uno spartiacque in questo senso che l’ha avvicinata ulteriormente ai ragazzi.
«Ogni estate, anche adesso, siamo in cerca di tormentoni. Me ne mandano molti poi con i miei collaboratori e mio figlio valutiamo. Con Mille non avrei mai immaginato di fare più di 170 milioni di visualizzazioni. Ormai i dischi d’oro e i dischi di platino li danno così. Fenomeni così sono davvero rari. Me lo ha detto anche Fedez. Si figuri che di Mille non c’era nemmeno il disco. L’ho fatto io per inserirlo nel cofanetto...».
Ci racconti di questo cofanetto. È quello che ha presentato a inizio anno al Gf Vip, giusto?
«Sono sei dischi nuovi nei quali ci sono tutti i grandi successi e nell’ultimo ci sono venti brani nei quali canto l’amore in tutte le sue forme. Dal sentimento di un cane per il padrone a un pezzo per il quale abbiamo fatto un bellissimo video, in uscita ora, che si intitola Il coraggio di chiamarlo amore, canzone sulla violenza contro le donne, colpite sia nella mente che nel corpo. Un’altra canzone che pubblicheremo a giugno sarà dedicata alle famiglie. Pensi che questo cofanetto doveva uscire dopo Sanremo dello scorso anno, ma poi c’è stato Mille. Così decidemmo di posticiparlo a ottobre ma nel frattempo è uscita Luna piena nelle discoteche, con tutte le drag queen che mi hanno imitata. Per cui alla fine siamo arrivati all’inizio di quest’anno».
Ci racconti dello scorso Sanremo.
«Avrei voluto portare proprio Il coraggio di chiamarlo amore, ci tenevo moltissimo. Ma poi Amadeus mi ha convinta, visto che tornavo dopo ventinove anni al Festival, a portare un brano d’amore positivo sulla mia storia d’amore nel quale tante coppie come la nostra potessero rispecchiarsi. Così è nata Quando ti sei innamorato».
A inizio carriera cantò in abito da suora, ricorda?
«Erano gli esordi e quello fu un ricatto dei discografici internazionali. Avevano queste canzoni di Suor Sorriso che all’estero andavano forte e in Italia dovevano uscire per le Edizioni Paoline in Vaticano. Io accettai ma mi garantirono che poi avrei partecipato a Un disco per l’estate del 1965. Andò bene, vinsi e lì cominciò tutto».
Ora è impegnata anche come ambasciatrice della cucina emiliana, è vero?
«Dal 7 dicembre scorso il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini mi ha proposto come testimonial della cucina emiliano-romagnola per Una ricetta con Orietta. È un progetto di due anni durante i quali realizzeremo, io e due giovani foodblogger, una serie molto bella. Ogni mese sui canali social della Regione lanceremo un nuovo episodio legato a un piatto da preparare in breve tempo ma con i prodotti sani emiliani. In più l’editore Gribaudo di Parma ha pubblicato Nella mia cucina - Le ricette di una vita. Ci sono piatti emiliani ma anche di altre regioni, quelli che mi sono piaciute di più, a mio gusto. Abbiamo messo il tempo di preparazione oltre a quello di cottura così le persone si possono regolare se hanno tempo o meno per realizzarlo. Del resto la nostra società ormai è tutta a tempo. Sembra un rap. Se sbagli una parola vai fuori».