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Chiara Ferragni demolita da Filippo Facci: "Sul palco senza slip?"

Filippo Facci
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«Ciao bimba». Ciao. «Ogni volta che penso a te mi viene da piangere». Anche a noi. «E non so neanche bene il perché. Noi lo sappiamo: è perché Libero ci costringe a scrivere questi articoli che ci fanno sentire dei falliti. «Forse perché mi manchi, forse perché vorrei farti uscire fuori un po’ di più». Anche noi vorremmo farti uscire, ma solo nell’ora d’aria, dal 41-bis. «Vorrei farti vedere la mia vita. La vediamo in diretta internazionale: è la vita di una mediocrità elevata all’ennesima potenza, goduta e pagata da un popolo che evidentemente se la merita. «Sai, la gente mi conosce, mi chiede selfie insieme». Senza pagare?

Scandaloso. «Poi sai, non piaccio proprio a tutti». Confermiamo. «Vuoi sapere un po’ del tuo futuro?». No, davvero, grazie, il presente in mondovisione basta e avanza. «Ho sempre cercato di renderti fiera». Nel senso di bestia selvaggia? Scusa, selvaggia è troppo. «Ma tutto quello che faccio, lo faccio per te». Confermiamo. «Per la bambina che sono stata». Anche per la vecchia che sarai, visto che hai accumulato per una trentina di pensioni dirigenziali.

 

 

 

«Ma c’è una cosa che mi fa stare male: in qualunque fase della mia vita, sia mentre piangevo in cameretta fino ai più importanti red carpet, c’era un pensiero, fisso nella mia testa». Fedez? C’è il divorzio, ma gli alimenti dovrai passarli tu. «Non sentirmi abbastanza». Manca una parola, chi te li scrive i discorsi? «Quando ci penso vorrei solo poterti abbracciare forte». Ma molto forte. «Mi rendo conto che quando ho pensato qualcosa di negativo su di me, l’ho pensato anche di te». Si chiamano giornate di merda, capitano, dài. «E quindi vorrei dirti innanzitutto questo: sei abbastanza». Siamo d’accordo. «Lo sei sempre stata». Bene. «Tutte quelle volte che non ti sei sentita abbastanza brava, abbastanza bella...». Non abbatterti, Chiara. «...E abbastanza intelligente». Ecco, su questo... «Lo eri». D’accordo. «Questo è uno dei quei momenti». Sì. «Le sfide...». C’è l’applauso, aspetta. Inquadratura. Occhi lucidi. Prego, prosegui. «Le sfide più importanti sono sempre con noi stessi». Alt: possiamo segnarcela? Non capita a tutti i festival nazionalpopolari di ascoltare banalità così sconcertanti, rivolte magari a un pendolare di Carugate che alle 6.00 di domattina dovrà affrontare la sfida più importante con se stesso, che è prendere il Regionale da Vignate. Prego.

 

 

 

«Vuoi sapere un po’ del tuo futuro?». No, davvero, il presente in mondovisione basta e avanza. «Ho sempre cercato di renderti fiera».
Intendi belva selvaggia?
Scusa, forse selvaggia è troppo. «Crescendo avrei tanti momenti di felicità, ma anche alcuni densi di paura e ansia, e sai cosa ho imparato? Goditi il vento». Qui non è chiaro se parli dello yacht Vicky (estate 2021) o della divertente Ferrari SF90 dell’estate scorsa. «Un amico, un giorno, mi ha detto: nessuno fa la fila per delle montagne russe piatte». Ecco, la chirurgia estetica, una terza di reggiseno come diritto costituzionale, c’è anche Mattarella: hai sdoganato anche questo, Chiara. «Ho due bambini bellissimi adesso».
Sì, li ha già visti tutto il Pianeta. «Sarà semplice fare i genitori? Mai. Sarà il lavoro più duro di tutti». Non ti abbattere, devi ancora incominciare.
«Quante volte la società fa sentire in colpa le donne perché vanno al lavoro stando dietro ai figli? Sempre». Chiedilo al mio divorzista, Chiara, visto che anche questo articolo paga il mantenimento dei miei. «Quante volte lo stesso trattamento agli uomini? Mai». Cioè, ma sei sciroccata? Ce l’hai presente la giurisprudenza sul tema? «Un consiglio: celebra sempre i tuoi successi, non sminuirti mai». Sì, stiamo vedendo.

 

 

 

 

«Se non mostri il tuo corpo sei una suora, se lo mostri troppo sei una prostituta».
Ci sono delle varianti, Chiara: gli italiani, per esempio, vanno pazzi per certe suore un po’ prostitute, anime belle che sembrano nude anche da vestite e che magari fanno certi discorsi ma poi pubblicano foto che manco dal ginecologo, e prostituiscono il privato - persino i figli - all’obiettivo di un selfie; poi c’entra la moda, sai, le suorine di Prada, le violentate di Dolce&Gabbana, suore e troie, come dici tu: «Celebra sempre i tuoi successi». Sai, prima di ascoltare questo tuo discorso in streaming – perché io Sanremo non lo guardo, mai, e se non ci credete cazzi vostri – sul sito è apparsa una pubblicità con due modelle scosciate che si toccavano e si baciavano: celebravano il successo che il mercato si merita. Lo fai anche tu, che sei quanto «abbastanza» serve, un genio del tuo medio genere, un genio, su serio. Tutto il resto è patetico, compresi noi ultimi mohicani o giapponesi che rosichiamo in silenzio ma continuiamo a pensarlo: il Festival è solo uno schifo narcotizzante, non è servizio pubblico di niente, termometro di niente, racconto nazionale di niente, non rivela il nuovo né il fermento: solo il vecchio e l’incrostazione, la retroguardia e il ritardo culturale di un Paese che no, non è il mio, non è il nostro. Dicono che Sanremo ha tanta pubblicità e crea profitto: e allora dove sono i dividendi, visto che gli azionisti della Rai saremmo noi? Sappiamo solo dove finiscono le perdite: nel canone. Ora ditemi che questa è retorica, ditelo dopo aver ascoltato la signora Chiara Ferragni a Sanremo. 

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