Caso Zelensky
Sanremo 2023, "un tragico errore". Freccero, chi la pagherà cara
"Un tragico errore". La presenza in collegamento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Festival di Sanremo, per la finalissima di sabato 11 febbraio, continua a far discutere gli esperti di tv e gli opinionisti politici. Tra i firmatari della petizione contro la presenza del leader anti-Putin c'è anche Carlo Freccero, ex direttore di Rai 2 ed esperto massmediologo. "Siamo alla vigilia di uno scontro titanico, con in tutti noi il tabù del nucleare e vedere Zelensky a Sanremo è il massimo dell'insopportabilità", ha dichiarato Freccero all'agenzia LaPresse.
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"Un errore mediatico mettere nel programma del Festival il presidente ucraino perché si dà visibilità a chi si oppone alla guerra e alle armi - ha proseguito Freccero -. Un errore tragico, mostruoso che banalizza il conflitto, un'apparizione che non tornerà utile neanche a lui. Vedere un attore in video, che si fa inquadrare in maniera cinematografica, come in un set con le luci giuste, la posizione del corpo favorevole alla camera, la maglietta apposita per fare propaganda svilisce e impoverisce la resistenza ucraina. Solo Bruno Vespa può pensare che sia una trovata giusta far parlare Zelensky a Sanremo, ma è ovvio perché Vespa fa infotainment. Il governo Meloni sta facendo un grande errore perché dicendo sempre sì al potere rischia di fare la fine del governo Conte che faceva lo stesso".
Freccero, come detto, non è il solo ad essersi opposto all'ospitata di Zelensky. Ieri anche Matteo Salvini aveva espresso le sue perplessità: "Speriamo che Sanremo rimanga il festival della canzone italiana e non altro", aveva suggerito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonché vicepremier e leader della Lega. "Avranno fatto le loro valutazioni, quello che spero è che la guerra finisca il prima possibile e che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica".
A firmare il manifesto di protesta un nutrito numero di intellettuali: "Abbiamo appreso con incredulità che interverrà Zelensky, capo di Stato di uno dei due paesi che oggi combattono la sanguinosa guerra del Donbass. Una guerra terribile", scrivono nel documento firmato, tra gli altri, da Franco Cardini e Joseph Halevi a Moni Ovadia, Paolo Cappellini e Alessandro Di Battista. Una guerra, scrivono ancora "fomentata da irresponsabili invii di armi e da interessi economici e geostrategici inconfessabili", "che ha ragioni complesse, tra cui il fatto che la Nato sia andata ad "abbaiare ai confini della Russia" (utilizzando le parole di Papa Francesco)" e che a loro avviso "come italiani abbiamo il dovere costituzionale di 'ripudiare'". E aggiungono : "L'Italia non solo invia armi (ed aumenta il budget militare in una fase economica difficilissima per la maggioranza degli italiani), ma lascia che la Nato e gli Stati Uniti utilizzino a loro piacimento il suo territorio, in assenza di qualsiasi forma di controllo governativo, parlamentare e popolare. A causa di questa posizione acritica e supina, l'Italia ha rinunciato a svolgere l'importante ruolo di mediazione geopolitica che corrisponde alla sua vocazione storica, abdicando al contempo al proprio interesse nazionale e al proprio ruolo di fondatrice del processo di unificazione europea, come struttura per assicurare la pace fra le nazioni". Per Di Battista, la presenza virtuale di Zelensky all'Ariston è "una ridicola buffonata".