Dopo 47 anni

Pier Paolo Pasolini, "chi e perché l'ha ucciso". Svolta pesantissima

Non il sesso omosessuale, ma la politica. Dietro la morte di Pier Paolo Pasolini potrebbe esserci il furto delle pellicole originali di alcune scene del film Salò o le 120 giornate di Sodoma, ancora in produzione. A oltre 47 anni dal terribile omicidio avvenuto all'idroscalo di Ostia, nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975, che sconvolse il mondo della cultura e del cinema italiano, emerge questa ipotesi dalla relazione finale della Commissione parlamentare Antimafia della scorsa legislatura, dal titolo "Acquisizioni relative al furto della pellicola originale Salò o le 120 giornate di Sodoma e le possibili connessioni di quel crimine con l'uccisione di Pier Paolo Pasolini". Una relazione di sette pagine resa nota soltanto venerdì. Lo scrittore-regista, a quanto si legge - sarebbe andato all'Idroscalo di Ostia, dove poi è stato barbaramente ucciso, proprio per cercare di recuperare le pellicole originali. In questa ipotesi, si legge nella Relazione Antimafia, sarebbero coinvolti nel furto delle bobine e nel successivo delitto "gruppi malavitosi di rilievo" come la Banda della Magliana

Secondo la Commissione Antimafia, quel furto era stato organizzato dalla famigerata Banda romana forse insieme a elementi neofascisti. "In sostanza, a parte la presenza di Pino Pelosi come esca, non sono mai stati scoperti i responsabili". Per l'omicidio di Pasolini l'unica persona condannata è stato appunto il giovanissimo Pelosi, detto "la rana", che ha scontato quasi 10 anni di carcere ed è morto nel 2017. Proprio nel 2005 Pelosi avrebbe reso delle dichiarazioni ai pm parlando di un film trafugato di cui lui si era proposto come mediatore per farle riavere al regista, con il quale avrebbe avuto una relazione. Al centro delle ipotesi dell'Antimafia ci sono le "pizze" di pellicole trafugate nel ferragosto del '75 in un capannone di Cinecittà.

Tra le persone ascoltate dalla Commissione c'è la giornalista Simona Zecchi, che durante le sue indagini ha avuto un colloquio con Nicola Longo, un ex poliziotto poi in servizio presso il Sismi. L'ex agente le avrebbe raccontato di aver avuto un ruolo importante nel recupero di quel materiale rubato: "Si trattò di un furto che sarebbe stato all'origine dell'incontro notturno all'Idroscalo di Ostia in cui perse la vita il poeta e regista. Secondo questa ricostruzione, in tale circostanza, Pasolini si riprometteva di poter recuperare la pellicola originale che comprendeva alcune scene del suo film Salò o le 100 giornate di Sodoma, le quali altrimenti sarebbero risultate irrimediabilmente perdute". Secondo questa ricostruzione, Longo era poi entrato "in contatto con un grosso personaggio della malavita prossimo al contesto criminale della banda della Magliana (allora, nel 1975, ancora in corso di coagulazione) e questi si era reso disponibile a far recuperare gli originali del girato portando, come prova dell'effettivo possesso delle pellicole, un frammento del film. L'operazione di recupero aveva poi avuto successo in quanto allo stesso Longo erano state fatte trovare le 'pizze' sotto un tombino ed egli aveva poi provveduto a far sì che esse fossero portate in un capannone di Cinecittà, collocate in un armadio blindato e così definitivamente recuperate".

Da qui la nuova pista su quanto accadde all'Idroscalo quella notte: "Il coinvolgimento dell'intellettuale in tale operazione di recupero in prima persona escluderebbe la lettura della dinamica omicidiaria in chiave di violento delitto a sfondo sessuale, ma aprirebbe la prospettiva di un'azione (se del caso anche premeditata) di gruppi malavitosi di rilievo, forse anche coinvolti congiuntamente", si legge nella relazione. Uno degli elementi chiave di questa tesi sono le rivelazioni di Maurizio Abbatino, ascoltato dall'Antimafia nel febbraio scorso in qualità di testimone. Quest'ultimo, in passato esponente di spicco della banda della Magliana, avrebbe detto di "aver preso parte, da giovanissimo, a un furto di pellicole cinematografiche che era stato commissionato da tale Franco Conte, proprietario di una bisca".