Stoccatissima
Ezio Greggio ridicolizza Luigi Di Maio: "Cosa offro al disoccupato"
Ezio Greggio e Enzo Iacchetti sono tornati. Puntuali come le feste di fine anno al timone di Striscia la Notizia, centrando subito, lunedì sera, il miglior risultato della stagione: 4 milioni 564mila telespettatori, 20.81% di share, con picchi del 25,5%, risultando ancora una volta il programma più visto dell'intera giornata. Così i "gemelli del gol" di Striscia la Notizia che in 28 stagioni, dal 1994, hanno condotto assieme 2581 volte, si ripresentano, pronti a sfidare anche la fase finale dei mondiali di calcio in Qatar. Dal 1988, invece, sono trascorsi tre decenni e mezzo, nei quali Ezio Greggio ha condotto il tg satirico di Antonio Ricci, anche con partner diversi da Enzino, per ben 4235 volte.
Signor Ezio, cosa rappresentano per lei Striscia La Notizia e "il suo socio" Enzo Iacchetti?
«Striscia rappresenta casa mia, la casa dove abito da 35 anni, oltre metà della mia vita. Sono un giramondo ma come Lessie torno sempre a casa. Ed è bello sapere che quando rientro ci sono milioni di amici che aspettano di vedermi a casa mia, a Striscia, da casa loro. E con me c'è il mio socio Enzino: 29 anni di trasmissione insieme, ma ne dimostriamo 28 perché la nuova edizione è appena iniziata. Per me Enzo è un fratello... ma cosa dico fratello, una sorella, anzi di più un cognato!».
A quale grande coppia comica vi ispirate o vi sentite naturalmente vicini?
«Noi ci ispiriamo di più a Celentano e Claudia Mori perché... siamo "la coppia più bella del mondo". Noi siamo Ezio ed Enzo, due amici che insieme si divertono sia in scena che nella vita privata».
Più "soci" per Striscia o più amici?
«Il confine tra soci ed amici per noi non esiste. Alle volte ci diciamo in onda cose che non ci siamo raccontati in camerino. Oltre a soci ed amici siamo pure fratelli, anzi gemelli, anche se lui è nato prima di me e poi ha dovuto aspettare un paio d'anni che nascessi io. C'è una grande simbiosi, ma cosa dico simbiosi ... "osmosi" tra noi».
Esiste a suo giudizio l'amicizia vera nel mondo dello spettacolo?
«Sì, assolutamente. Anche con Gianfranco D'Angelo che è mancato poco più di un anno fa c'era una grande amicizia. Ci sono colleghi che litigano e colleghi che si divertono a lavorare insieme e tirano il carretto nella stessa direzione».
Cosa rappresenta per lei, Ezio, Antonio Ricci?
«Antonio prima di tutto è un caro amico: nel 2023 saranno 40 anni di lavoro insieme. Abbiamo iniziato nel 1983 con Drive In. Poi Paperissima, Odiens, Striscia. È stato un mentore, un grande consigliere e io non l'ho mai tradito. È il geniaccio della tv, credo che pochi conoscano il mezzo televisivo e lo sappiano utilizzare al meglio come lui».
Qual è stata, se vuole dircela, la volta in cui per lei è stato più difficile prestare la sua voce ai suoi copioni?
«Mai successo, se succede ti mando un telegramma. Alle volte ci sono servizi difficili, temi molto pesanti, inchieste scottanti, ma Antonio e i suoi autori sono grandi professionisti. Io e gli altri che si alternano al bancone alla conduzione interpretiamo contrattualmente ciò che scrivono».
Il giorno più bello in 34 anni a Striscia se lo ricorda? E quello più emozionante?
«Ogni giorno a Striscia diventa memorabile. Vedi, io adoro questa trasmissione purché abbia sempre un peso specifico elevato di contenuti, una professionalità di scrittura e interpretazione difficilmente imitabili. Quando parte la sigla di Striscia, quella puntata, quella serata diventa la trasmissione più importante, più emozionante».
Schlein, Boschi, Gelmini, Meloni: chi sceglierebbe tra loro come velina?
«No, loro no. Io come veline vorrei Luigi Di Maio e Danilo Toninelli: dato che sono disoccupati gli offrirei di fare le veline di cittadinanza».
Come mai i "velini" sono durati così poco?
«Perché i velini fisicati siamo io e Iacchetti: abbiamo il fisico scolpito, bicipiti da urlo e caviglie da puledri!».
Lei oltre che showman televisivo è un uomo di cinema. Com' è nato il sodalizio col grande Mario Monicelli assieme al quale ha fondato il Monte Carlo Film Festival?
«Il mitico ed indimenticabile Mario Monicelli mi ha aiutato a fondare il Monte Carlo Film Festival che nel prossimo aprile arriverà alla 20esima edizione. Quando gli dissi che il Principe Ranieri e Alberto di Monaco avevano accettato la mia proposta di realizzare nel Principato un festival tutto dedicato alla Commedia mi abbracciò. Diceva sempre quando veniva al Festival: "Finalmente la Commedia, il genere più amato, ha una sua cattedrale dove viene celebrata. bravo Ezio!". Venne a quasi tutte le edizioni. È stato uno dei più grandi raccontatori tra storie ed immagini della nostra storia del dopoguerra».
La solidarietà e il sociale sono altri due capisaldi della sua vita di uomo e di artista. Oggi dove c'è più bisogno d'aiuto?
«Di solidarietà ce n'è bisogno in un sacco di paesi del mondo. Io da sempre come la mia Associazione Internazionale Ezio Greggio di Monaco, mi occupo prevalentemente di nati prematuri in Italia e in tanti altri Paesi. Lo scorso anno la SIN società italiana di neonatologia ha comunicato durante il nostro meeting annuale che le mie incubatrici donate a oltre 70 ospedali italiani in quasi 28 anni hanno contribuito a salvare oltre 18mila bambini. Il più bel risultato della mia carriera. L'elenco delle donazioni è visibile sul mio sito nell'area associazione-solidarietà. Ora stiamo dando una mano alla Comunità di Sant Egidio, facendo arrivare grazie a loro medicinali in Ucraina perché in quel paese la situazione è veramente drammatica».