Il film

Vittorio Sgarbi, "come combatto la vecchiaia": il critico come non si era mai visto

Luca Beatrice

Al Torino Film Festival sbarca - è proprio il caso di dire, visto che la festa per i settanta anni si svolse la scorsa primavera navigando sul Po - Vittorio Sgarbi insieme all'allegra compagnia di amici e alla sorella Elisabetta, il cui regalo è Vittorio. In un tempo fuori dal tempo, filmato in presa diretta dividendo lo scenario in due atti, sul battello e nella casa milanese di Francesco Micheli, settanta ospiti in tutto. La prima del film è fissata per martedì 29 novembre alle 17.30, cinema Romano, prego prendere nota. Lei, Elisabetta Sgarbi, mi pare la chiave per approcciarsi a questo oggetto così particolare che tenteremo di definire soprattutto dicendo ciò che non è. Non è un'agiografia né un omaggio, non è una festa galante e neppure una mangiata pantagruelica e forse neanche il ritrovo di vecchi amici che suonerebbe fin troppo nostalgico.

Elisabetta la vediamo sempre di spalle, come Miles Davis quando suonava sul palco, giubbotto rosa e tra le mani un drappo dello stesso colore che frappone tra sé e l'intervistato quando avverte il rischio dello sbrodolamento, perché Vittorio un effetto così potrebbe fartelo, se ti viene chiesto di dire una cosa buona e una cosa cattiva, senza contare quel minimo di piaggeria implicita quando sei davanti a una persona famosa e da tanto tempo. Già il tempo. In un tempo fuori dal tempo, trattato in forma di cinema sull'amore fraterno, difficile da rappresentare rispetto a quello che prevede pulsioni erotiche oppure tra genitori e figli. Tra fratelli ci si ama in altra maniera. «Vittorio non lo conosco. Continuo a conoscerlo e perciò lo amo», dichiara Elisabetta nelle sole parole pronunciate in un'ora di film, eppure la sua presenza è il collante che separa e distingue un lavoro così particolare dal solo racconto, per quanto originale e sentito, della festa mobile.

TENEREZZA
A tratti la tenerezza è il sentimento prevalente e sembra davvero strano conoscendo l'irruenza e la ferocia di un uomo che di fronte alle telecamere e al pubblico, per dirla con Giuseppe Cruciani di cui salto il turpiloquio, non salva nessuno, neppure se ti è amico. D'altra parte, la longe, vità del successo del critico d'arte - showman - politico si lega all'aver inventato uno stile che ha fatto imitatori e adepti anche se come lui nessuno mai. Nessuno così colto e preparato, nessuno così bravo nell'oratoria che (mi dispiace contraddire diversi dei partecipanti) non è affatto divulgazione ma linguaggio originale. Tenerezza c'è nel ricordo dei genitori Rina e Giuseppe, nella paura della vecchiaia, «a un certo punto la morte accade dice Vittorio - e si porta via anche la vecchiaia. Intanto la vecchiaia comporta che le forze e le energie di un tempo sono limitate. Quindi questo accade a me, invece tutto il resto, la mia volontà di lotta è sempre la stessa, è sempre forte. La mia testa non invecchia».

Per i settant'anni di Sgarbi, 8 maggio 2021, persino Camillo Langone vince la ritrosia a uscire di casa e gli artisti sono quelli che offrono i ricordi migliori avendone condiviso una militanza in certi casi diventata fortuna. Il pittore Wainer Vaccari e lo scultore Giuseppe Bergomi, «ricordo che c'è un Vittorio che corre trafelato per le vie di Ferrara in pieno luglio, con un caldo torrido, mentre doveva inaugurare, ed era già in ritardo, una mostra sui tarocchi al Castello Estense, perché voleva a tutti i costi farmi vedere una deposizione in terracotta di un autore del '500. Mi ricordo questo come un gesto d'amore straordinario».

IL DIFETTO
Ritardo, ritardo, parola che ricorre spesso tra i suoi difetti, ma tocca rassegnarsi per un uomo che vive In un tempo fuori dal tempo, persino per me che sono sempre puntuale, anzi in anticipo. In quanto alla festa mobile, ecco ritrovare quell'aria dell'Eridano che Vittorio seppe formalizzare in una mostra di parecchi anni fa: il Surrealismo padano, il sentimento di quella linea terragna che attraversa tre regioni del nord e dalla durezza montana di noi piemontesi si apre nel delta, sorridente e folle, della gente dell'Emilia e della Romagna. Sulla motonave Stradivari - nome di Cremona, ecco ci sarebbe stato bene certo Ugo Tognazzi in questo ricevimento - si respira l'aria della letteratura del Po, da Gianni Celati ed Ermanno Cavazzoni, da Antonio Delfini a Silvio D'Arzo. Alcuni personaggi sembrano davvero usciti dalle pagine dei romanzi del nostro meraviglioso e misconosciuto Novecento. Un compleanno diverso, festeggiato due volte, più bello di una festa statica, «la festa mobile che ti porta dove non sai. E quindi la poesia del viaggio ha reso il compleanno sul Po una dimensione diversa da qualunque compleanno». Rimpiango il vento del fiume, confessa Vittorio mentre si passa ancora una voltala mano tra i capelli sicuro ci sia la brezza a scompigliarli.