il cantautore

Pausini, Simone Cristicchi la difende: "A me la sinistra per anni..."

Salvatore Dama

Il giorno dopo Laura Pausini prova a spiegarsi. Motivando quel no consegnato al conduttore di "La Voz", talent spagnolo, alla richiesta di cantare Bella ciao. «Non canto canzoni politiche né di destra né di sinistra», ha chiarito Laura via Twitter. «Quello che penso della vita lo canto da 30 anni. Che il fascismo sia una vergogna assoluta mi pare cosa ovvia. Non voglio che qualcuno mi usi per fare propaganda politica. Non inventate ciò che sono».


STRUMENTALIZZATA
Caso chiuso? Macché. Se in Spagna quella richiesta era una sollecitazione innocente (associata al successo della serie "La casa di carta"), da noi è successo un casino. Perché mancano dieci giorni alle elezioni e il clima è elettrico. Ogni episodio viene interpretato e strumentalizzato per ammucchiare due voti in più. In difesa di Laura parla Simone Cristicchi: '«Posso capire la sua scelta, ci sono cantanti che non vogliono dichiararsi politicamente e Bella ciao è una canzone che è stata spesso demonizzata e messa al centro di numerose polemiche. Questo però non significa che la Pausini sia per forza di destra», dichiara il cantante all'Adnkronos.

 

 

Bella ciao è una canzone «che appartiene a tutti», quindi «non ha un colore politico». Se la gente studiasse la storia «saprebbe che quella canzone rappresenta non soltanto la fazione dei partigiani di sinistra, ma anche una serie di altre formazioni partigiane che non erano necessariamente di sinistra. Ma se la Pausini l'avesse cantata probabilmente si sarebbero scatenate altre polemiche, come è successo a me con "Magazzino 18", quando fui attaccato dall'estrema sinistra perché ho raccontato i crimini commessi sul confine orientale nel dopoguerra dai partigiani di Tito. A me hanno dato del fascista per anni non solo sui social ma anche nei teatri'».

 

 


Detto questo, prosegue Cristicchi, «io ho cantato tante volte Bella ciao, il primo maggio insieme al coro dei Minatori di Santafiora e in tante altre occasioni dove si ricordava il sacrificio dei partigiani italiani nella lotta di liberazione dal nazifascismo. Io non avrei avuto problemi a cantarla'», conclude.
Anche Silvia Salemi sta con la Pausini: «Una artista come lei non può identificarsi in nessun colore politico e forse fa anche bene a non volersi identificare con una canzone che ha una storia ed è un monumento della musica per tale storia. Si è dissociata non tanto dal fatto politico ma dal fatto stesso di essere strumentalizzata dal messaggio politico. E questo è molto giusto», dichiara a LaPresse la cantautrice e conduttrice radiofonica. «Credo che, aldilà di qualsiasi pensiero politico, per un artista deve rimanere un fatto personale e privato, visto che quello che accade nell'urna resta nell'urna. Lei è un'artista a tutto tondo, la musica che canta è già abbastanza trasversale e universale».


DIVISIONI
Non mancano ovviamente le critiche: '«Pensare di non cantare Bella ciao, per non voler prendere posizione, è una gran minchiata», dice Pif. Quando ti rifiuti di cantarla «hai già preso posizione. Al mio funerale cantate Bella Ciao», conclude il conduttore e regista Pierfrancesco Diliberto, «perché voglio prendere posizione, al riguardo, anche da morto». E si divide anche la politica. «Bella ciao viene strumentalizzata ed è sbagliato», dichiara Matteo Salvini, «la Liberazione è una conquista di tutti, purtroppo qualcuno la riempie di bandiere rosse, ma i partigiani erano di tutti i colori». Bella ciao, replica Nicola Fratoianni dell'Alleanza Verdi Sinistra, non è di parte, ma è «una canzone d'amore».