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Venditti e De Gregori a Rtl 102.5: "Un viaggio insieme in Ungheria e un'amicizia che dura da 50 anni"

Francesco Fredella

Un pezzo di storia d'Italia. Due giganti della musica arrivano in radiovisione su RTL 102.5 e ripercorrono le tappe più belle della loro carriera e della loro amicizia. Antonello Venditti e Francesco De Gregori regalano se sempre agli italiani la più bella musica, adesso riavvolgono il nastro e parlano di una lunghissima amicizia. Lo fanno in diretta a W l'Italia su RTL 102.5 con Angelo Baiguini e Federica Gentile.

Una vera operazione rewind. I due cantanti si sono conosciuti cinquant’anni fa. “Suonavamo nello stesso locale, eravamo giovani e entusiasti e ci siamo conosciuti là”, racconta subito De Gregori. “Io ero vecchio e già arrabbiato, sono migliorato nel tempo”, puntualizza Venditti. “Antonello è sempre stato un bravo ragazzo, è una bravissima persona”, dice ancora De Gregori.

“De Gregori stava sempre altrove, sembrava che fosse altrove. Lui ha un vizio: quando cammina tu pensi che stai parlando con lui, ma fisicamente è due metri avanti a te”, racconta Venditti.
Il loro quarantacinque giri li accompagnerà nel loro tour. Il vinile contiene due brani iconici della carriera di entrambi. Come li hanno scelti? “È stata una sorpresa di De Gregori”, risponde Venditti. “Avevamo fatto una tornata di prove, siamo andati a sentire ciò che avevamo fatto in studio e lui ha proposto di cantare Generale e Ricordati di me”. Nella copertina di questo quarantacinque giri, Francesco De Gregori indossa uno dei suoi cappelli, mentre i simboli di Antonello Venditti sembrano non esserci. “Ho rinunciato a tutti i simboli, ormai. Avevo il pianoforte bianco e tutti lo hanno fatto bianco, avevo il panama e tutti lo hanno indossato”, ha raccontato Venditti. “Gli occhiali sono rimasti ma per poco secondo me, questi sono occhiali da vista. Da una parte mi è migliorata la vista dall’altra mi è peggiorata, a quel punto userò gli occhiali non graduati. O magari, voglio sorprendervi senza occhiali”.

Nel corso dell'intervista i due grandi artisti fanno un salto indietro nel tempo. Le famiglie di De Gregori e Venditti avevano un clima culturale particolarmente vivace con due mamme insegnanti e un papà funzionario dello Stato, l’altro un grandissimo bibliotecario. “Siamo nati in famiglie che ci hanno dato una buona educazione e ci hanno dato da leggere e da nutrirci culturalmente”, dice De Gregori. Io non posso dire altrettanto, nel senso che il mio conflitto con mia madre è noto a tutti. De Gregori è testimone del mio rapporto con mio padre, loro due sono nati nello stesso giorno, e passavamo quasi sempre quel giorno a casa dei miei”, racconta Venditti. “Lui assisteva sempre a grandi litigate tra me e mio padre. Un rapporto molto conflittuale quello con i miei genitori”. Storia ed infanzia diversa per De Gregori. “Io sono contento di aver vissuto in una famiglia educata, colta e rispettosa delle mie scelte. Quando iniziai ad andare in giro con la chitarra per fare il cantante loro rimasero sorpresi e interdetti. La mia destinazione naturale sarebbe stata seguire le loro strade, ma nessuno ha provato a ostacolarmi”, risponde in radiovisione.

Cinquant’anni insieme, primo album insieme storico nel 1972, “Theorius Campus”, nel quale c’era anche “Roma Capoccia”, brano che abbiamo ascoltato in onda. “Non ci credeva nessuno in quel momento, fu un atto di coraggio del nostro discografico di quel tempo. Eravamo invendibili. Poi Antonello piazzò dentro questo straordinario brano e da lì si aprì uno scenario diverso”, racconta De Gregori. “Possiamo dire che dobbiamo il nostro futuro di allora a ‘Roma Capoccia’, ma anche a Lilli Greco, che è stato il nostro produttore e che riuscì a capire che nelle pieghe della nostra scrittura c’era del buono”, dice Venditti. "Nominiamo anche Vincenzo Micocci, l’uomo che credette in noi all’inizio e che ci finanziò questo primo disco”, svela ancora De Gregori. Oltre ai lavori insieme, c’è stato anche un viaggio in Ungheria. “Andammo in Ungheria perché ci offrirono un viaggio per pagarci di alcune riprese che avevamo fatto a Roma con una troupe ungherese”, racconta De Gregori. “Non potevano pagarci cash e quindi ci invitarono per dieci giorni a visitare l’Ungheria e in cambio noi suonavamo in giro, erano circa sei eventi al giorno. Una cosa divertentissima. Eravamo giovani, ingenui, entusiasti. Lì cominciammo a pensare di poter fare qualcosa insieme e quando tornammo a Roma ci capitò di fare questo disco”.

 
L'intervista va avanti tra aneddoti e curiosità. "Tutti mi chiedono perché il pianoforte sulla spalla?”, racconta Venditti a W l’Italia su RTL 102.5. “Perché l’ho vissuto come Cristo che aveva la sua croce, io avevo il pianoforte. Il pianoforte non era previsto nell’immaginario del cantautorato di allora, io che lo suonavo ho inventato un modo per poter suonare con gli altri. Mi è andata bene perché cercavo di suonare il pianoforte come una chitarra acustica, poi quando mi capitava suonavo il bongo. Il pianoforte, quindi, non c’era mai e quasi sempre erano verticali quelli che trovavo, quindi dovevo suonare contro il muro, non c’erano i microfoni: o cantavi di più del pianoforte o non si sentiva nulla”, continua Venditti.

Durante la chiacchierara con la Gentile e Baiguini c’è stato un momento in cui viene omaggiato Lucio Dalla con “Canzone”, brano reinterpretato da Venditti e De Gregori. “È stata una bellissima idea di Antonello”, dice De Gregori. “Erano i primi tempi che suonavamo insieme. Al Forum d’Assago, nel camerino, gli ho proposto che invece di fare una nostra canzone avremmo potuto cantarne una di qualcuno”, racconta Venditti. “Una canzone molto adatta, fatta con un suono più contemporaneo.“Io e Francesco abbiamo frequentato tanto Lucio. C’è stato un periodo in cui lui mi ha trovato casa e mi ha salvato da un periodo difficile, Dalla mi ha salvato la vita, lo dico sempre”, dichiara Venditti. “Chiunque vi parlerà di Lucio lo farà in modo