L'ultimo mistero
Libero De Rienzo, "qualcuno in casa con lui": l'ipotesi e la svolta nelle indagini, cosa proprio non torna
"Io sono per il calcio nello stomaco. A dire che tutto va bene ci pensa già la tivù". Così parlava Libero De Rienzo a proposito della sua professione, l'attore morto giovedì sera nella sua casa romana. Il suo corpo è stato trovato da un amico sul pavimento. De Rienzo è stato stroncato da un malore. "Il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e il suo sostituto Francesco Minisci hanno aperto un fascicolo ipotizzando la morte come conseguenza di altro reato (articolo 586 del codice penale) e hanno incaricato il medico legale del Policlinico Gemelli di effettuare l’autopsia che sarà eseguita lunedì per valutare anche l’eventuale presenza di sostanze stupefacenti nel corpo", scrive il Corriere della Sera.
L’ipotesi dell’assunzione di droga è stata fatta dopo aver ascoltato la moglie dell’attore e l’amico. Gli inquirenti stanno ricostruendo i dettagli delle ultime 48 ore di vita di De Rienzo. Solo in casa, l’attore aveva con sé il cellulare, "nella cui memoria i carabinieri potrebbero trovare tracce per ricostruire movimenti e contatti", si legge ancora. La moglie Marcella Mosca aveva provato a chiamarlo e si preoccupa quando giovedì pomeriggio l’attore smette di rispondere a una serie di chiamate.
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Preoccupata telefona a un amico di famiglia che ha anche una copia delle chiavi dell’appartamento. L’amico corre, entra in casa e capisce che Libero ha avuto un malore. Intuisce la gravità, ma pensa ancora di poterlo salvare. Chiama allora il 118 che interviene in tempi rapidi. Il cuore di Libero De Rienzo però si è fermato. "Gli interrogativi sono diversi: con chi si era incontrato De Rienzo? Qualcuno gli ha ceduto sostanze stupefacenti? In casa sono stati trovati molti farmaci e tracce di polvere da analizzare", svela il Corriere. "Ricordo un ragazzo estremamente dinamico, conosceva il nostro mondo in maniera profonda. Stare con lui era piacevole perché si poteva parlare di cinema", lo ha così ricordato Pupi Avati che lo aveva scelto per il suo ruolo di suo padre in La via degli angeli "perché gli assomigliava per gioiosità, leggerezza e bellezza".
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