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Raffaella Carrà, la rivelazione di Pippo Baudo che la dice lunghissima: "A chi non si è mai piegata", fuori tutta la verità
Pippo Baudo è commosso più che mai. Il suo grande rimpianto resta uno: non essere riuscito a lavorare con Raffaella Carrà, scomparsa ieri, lunedì 5 giugno, all'età di 78 anni. "Anche se lei aveva lavorato molto con Corrado, che l’aveva lanciata definitivamente come grande star nel 1970, con Canzonissima. E quindi gli era grata, e molto legata. Ed era come se temesse che, lavorando con me, gli avrebbe potuto fare uno sgarbo. Quindi no, non abbiamo mai fatto programmi insieme. Adesso sono affranto, se n’è andata l’ultima grande soubrette della televisione italiana", spiega a La stampa in un'intervista lunga e commossa.
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Una malattia tenuta nascosta in gran segreto. "Non sapevo assolutamente niente.Raffaella era una persona veramente riservata. Era strana, come se avesse una doppia personalità. In senso buono, dico. Una personalità arricchita. Lei era bella, sexy, intelligente, aveva tutte quelle qualità che avrebbero potuto portarla ad avere sempre nuovi amori, viaggi, jet set internazionale. È praticamente l’unica vera diva italiana conosciuta in tutto il mondo", continua Baudo. "Era tanto esplosiva quanto casalinga. Con lei sembrava tutto facile ma perché era preparata".
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Insomma, Baudo racconta una Carrà a tratti inedita, amata e imitata da tutti. "Non si è mai piegata ai ritmi del jet set", tuona super Pippo. La sua è una confessione segretissima, la Carrà non ha ceduto un attimo nella sua lunga carriera. Sempre sotto i riflettori della Rai, per 50 anni, ha fatto sognare l'Italia ed il mondo. Non ha mai accettato compromessi. Baudo e la Carrà non hanno mai lavorato insieme, ma si sono ritrovati insieme a Fininvest (che poi è diventata Mediaset). "E certo. Mediaset si chiamava ancora Fininvest. Era l’epoca in cui Silvio Berlusconi voleva rifare la Rai,la seconda metà degli Anni 80. Lei arrivò in Fininvest quando io ero direttore artistico di tutti i programmi. Ci vedemmo subito e le dissi che si doveva scordare la storia del direttore artistico, che io di certo non lo ero nei suoi confronti, e poteva fare tutto quello che voleva, mi casa es tu casa, come avrebbe detto lei che aveva imparato benissimo lo spagnolo", ricorda Pippo Baudo.