Sfide
Adrian, così Beppe Grillo ha fatto a pezzi Adriano Celentano: il guizzo della Rai 2 sovranista
E alla fine sembrò più nuovo il vecchio Grillo del ringiovanito Celentano. E parve più innovativa l'operativa in stile Techetechetè lanciata da Carlo Freccero su RaiDue, con il recupero delle immagini di archivio dei pezzi forti della satira e della conduzione italiana, che il cartoon avveniristico messo su da Adriano insieme al suo pre-show, così sperimentale, così criptico da risultare incomprensibile. Ieri sera si sfidavano, rispettivamente su RaiDue e Canale 5, i due guru, quello che fu solo un comico e quello che fu solo un cantante, il primo nel programma «C'è Grillo», il secondo nella terza puntata della saga Adrian. Al primo hanno contestato di tutto, a partire dal compenso che avrebbe ricevuto dalla Rai per la cessione dei diritti di autore: 30mila euro puliti che hanno suscitato scandalo nel Pd, pronto a portare la questione in Vigilanza Rai perché pareva il tributo (economico) del servizio pubblico a un leader politico. Leggi anche: Adrian, anche Nino Frassica sfotte Celentano OPERAZIONE VINCENTE Però va detto che l' operazione nostalgia in sé non era malaccio: innanzitutto perché permetteva di rivedere il Beppe comico di razza, quello che passò dall' ironia disimpegnata e amatissima degli esordi (col «Te la do io l' America» faceva 20 milioni di telespettatori) alla feroce satira politica degli anni '80, fino a quell' impasse, con la battutaccia sui socialisti ladri, che gli valse l' epurazione dalla Rai; poi perché assistere al Grillo prima che diventasse il Grillo a 5 Stelle aiuta a comprendere da dove abbia tratto il materiale buono per la sua propaganda politica, la diffidenza verso l' informazione mainstream e la necessità per il popolo di non farsi ingannare da chi comanda, nonché l' ambientalismo e la satira contro finanza e banche; infine perché tutti questi tuffi nella tv del passato - nelle prossime puntate del format «C' è» ci saranno omaggi a Benigni, Tortora, Funari - consentono di recuperare il meglio di quanto è stato e di riproporlo come modello per chi vuole fare ancora tv. Quanto all'altro invece, Celentano, il suo cartone animato suona già vecchio dopo sole due puntate, perché datata è l' ideologia a cui si ispira - Adrian vuole essere un aggiornamento futuristico del '68 - non proprio fresca appare la sceneggiatura, e superati risultano alcuni cliché su cui si fonda, tipo la convinzione che gli uomini vogliano sopraffare le donne o che Napoli sia la capitale della mafia. Insomma, un prodotto così discutibile che Milo Manara, il fumettista che avrebbe curato la parte grafica del cartoon, ieri ne ha pubblicamente preso le distanze su Facebook. «Nel 2009», scrive, «accettai di partecipare al progetto di serie animata, con lo specifico ruolo di Character Designer. Per quell'incarico ho realizzato una serie di studi di personaggi, sfondi e ambientazioni», ma «una volta consegnati i disegni, non mi sono assolutamente occupato della realizzazione delle animazioni». Quindi Manara fa notare come alcuni suoi disegni siano stati «inseriti anche nell' animazione finale, nonostante non fossero stati realizzati per questo scopo. Purtroppo la decisione di utilizzarli non è stata mia, e a suo tempo non ho potuto che far presente la mia forte perplessità in merito». PROVA DI RECUPERO A fronte di questo, Celentano ha provato a rimediare con la presenza sul palco dell' attrice Ilenia Pastorelli (impegnata in un monologo degno del MeToo su molestie e violenza contro le donne) e del naturalista Daniele Zovi (a parlare di ambientalismo), insieme a Nino Frassica, Francesco Scali, Natalino Balasso e Giovanni Storti, che rovina tutto, però: «Lo sgombero (degli immigrati, ndr) ricorda fatti del passato. Solo che allora li caricavano su treni, adesso su pullman». Terribile. Poi l' apparizione: Adriano compare nel confessionale insieme a Frassica: «Confesso di aver sabotato gli ascolti di Canale 5, non apparendo quasi mai e pronunciando solo 13 parole». «Ho intenzione di rifarlo ancora, sabotando l' ascolto, fino a che di ascoltatori non ne rimarrà uno soltanto. A lui non frega niente se canto o parlo, lui salverà il mondo. Mentre per me stesso chiedo perdono». Quindi Celentano fa finalmente la cosa che gli riesce meglio: canta (prima Pregherò, poi si dà al rock). Sarebbe bello se lui cantasse soltanto e Grillo tornasse a fare il comico. di Gianluca Veneziani