Al suo fianco

Nadia Toffa: ecco perché sto con lei, che cosa nasconde il libro della "Iena"

Davide Locano

Non guariremo mai da quel morbo che ci induce a puntare il dito contro gli altri, a trarre immediate conclusioni, ad etichettare fatti e persone sulla base di una parola nonché a giudicare un libro dalla copertina ed un individuo da ciò che indossa. La superficialità è il nostro vero handicap, una debolezza, un tranello nel quale cadiamo quasi sempre, un limite terribile che ci porta a fare del male agli altri. Poiché nulla incide più profondamente di ciò che si ferma all’apparenza. L’opera della giornalista Nadia Toffa ci ha fatto scoprire che siamo malati. L’affermazione «il cancro è un dono» con la quale la presentatrice ha proposto al pubblico Fiorire d’inverno, libro edito da Mondadori, ha sollevato accese polemiche ed è stata ritenuta offensiva persino da coloro che hanno superato o stanno attraversando il calvario che segue la diagnosi di un tumore. Insomma, è stato interpretato come una sorta di beffa il messaggio di esortazione alla vita che permea ogni pagina del volume. È a piccoli passi che Nadia introduce il lettore nel suo mondo, lo prende per mano e gli mostra quegli attimi salienti che hanno segnato il destino della giornalista e che le sono rimasti nell’anima, forgiandone il carattere. Leggi anche: Nadia Toffa, urla in diretta e imbarazzo in studio GLI ISTANTI In fondo, tutta l’esistenza non è che una somma di istanti, quelli che non dimenticheremo mai, mentre tutto il resto scivola. Ed ecco una Nadia bambina, intenta a misurarsi ogni giorno in nuove sfide. Se ne sta muta ad osservare il buio e poi chiede alla sua mamma: «Cosa c’è dietro le stelle?». Riflessiva, orgogliosa, selvaggia, già autonoma. Si sbuccia il ginocchio e non piagnucola in cerca di conforto. È la figlia minore tuttavia non calamita su di sé tutte le attenzioni, poiché vuole essere forte e vuole essere considerata tale. Eppure anche Nadia è fragile. E - paradosso - lo deve ammettere a se stessa da adulta, quando quel male atroce che è il cancro le mostra che non tutto dipende dalla nostra determinazione, dall’incrollabile forza di volontà, e che non tutto può essere pianificato. È una Nadia spaesata, che si confronta con qualcosa che non conosce, che deve accettare di non potere lavorare sette giorni su sette, ma non è una donna rassegnata. Tutt’altro. Scoprirsi debole, come tutti quanti noi, è per la ragazza quasi una liberazione. «La malattia, l’avere bisogno di aiuto, mi hanno costretta a riprendere contatto con la mia parte più tenera e indifesa, quella più umana. Era come se mi fossi dimenticata che la fragilità non è una debolezza, ma è la condizione dell’essere umano ed è proprio lei che ci protegge, perché ci fa ascoltare quello che proviamo, quello che siamo, nel corpo e nel cuore», scrive Toffa. Ed è così che la “iena” ci invita ad accettarci per ciò che siamo, a non temere di mostrarci vulnerabili, a non avere paura di crollare. E neanche di quel tragico imprevisto, quell’evento che non avevamo preventivato e che in un secondo manda in frantumi ogni progetto, facendoci piombare in un incubo. Anche la malattia può diventare un’occasione per rifiorire, per sbocciare proprio quando la natura si spegne e si mette a riposo. Un’opportunità per rallentare la corsa, ascoltare se stessi, riscoprire e concedersi il piacere di un abbraccio, diventare capaci di chiedere aiuto e soprattutto smetterla di pretendere sempre da se stessi persino l’impossibile. IL SORRISO Quello di Nadia non è un libro per i malati di tumore. È un libro per tutti, nel quale chiunque può ritrovare un pochino di sé. «La vita di ciascuno di noi è costellata di eventi che in prima battuta sono stati delle delusioni, e invece poi hanno portato ad una rinascita, a un nuovo equilibrio. Penso che ci sia un ordine più saggio, che governa il mondo e di cui spesso ignoriamo il senso, la prospettiva. Per questo ho una grande fiducia, mi alzo sempre con il sorriso», scrive la giornalista, la quale con questo stato d’animo ha affrontato, a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, due operazioni rischiose nonché le pesanti terapie che l’hanno debilitata e l’ansia degli esami periodici volti a verificare se il cancro avesse continuato a prendersi pezzettini del suo corpo. Dentro questa spirale Nadia ci è ancora. Eppure fiera e forte sorride, lavora, non si risparmia, ci vuole infondere coraggio per farsi coraggio, sprizza gioia e amore nei confronti di quella vita che, sebbene qualche volta ci fotta, è e resta sempre straordinaria e degna di essere vissuta. Intensamente. di Azzurra Noemi Barbuto