L'intervista
Le confessioni di Ornella Vanoni, tra amori e politica "Pasolini mi disse: l'unico culo femminile che mi dà un brivido"
Un passato turbolento, fatto di uomini, amori, successi e spettacolo. Ornella Vanoni i suoi 78 anni se li porta bene, poche rughe, parlantina inarrestabile e scollature osè. E l'intervista rilasciata a L' Espresso ne è una prova lampante: Pasolini, Craxi, Hugo Pratt, la Vanoni non ne risparmia uno. Tutti hanno incrociato la sua strada e tutti hanno lasciato una traccia nell'esuberante cantante, che tornerà a breve con il nuovo disco, "Meticci", che pare quello dell'addio. Il piacere di mostrarsi - Anche dopo gli "anta", Ornella non si è mai vergognata di mostrare il proprio fisico. Anzi, proprio per i 50 anni aveva regalato un servizio fotografico a L'Espresso, in cui appariva a seno nudo. "Lo feci per giocare e per il piacere di mostrare il mio corpo. Dovevo tenere gli uomini a bada col forcone". Persino Pierpaolo Pasolini, racconta, una volta la vide da dietro ed esclamò: "Ecco un culo femminile che riesce a darmi un brivido!". Tra relazioni omo ("Ho amato una donna, ma poi siamo rimaste solo amiche") e amanti focosi, la Vanoni adesso cerca altro. "62-63 anni, non di più perché dopo sono inutili, intelligente, colto, quattro euro per fare un week end e soprattutto non sposato". Esiste? Lei dice di sì, e fa un nome. Hugo Pratt, fumettista, romanziere e saggista: "Bastava sedersi davanti a lui - dice - perché si aprisse il mondo: il vero, il falso, il vissuto, l'arte. Ma non mi ha voluta". I contatti con la politica - Poi l'argomento cambia, si passa alla politica. "Non sono mai stata craxiana, socialista sì", ma, aggiunge, in quel periodo "Milano mi piaceva di più". Bettino Craxi lo conobbe per caso e la colpì per l'eloquenza, il saper parlare. "Non come i politici di adesso, come Renzi che parla a raffica o quelli che biascicano". Anche con Silvio Berlusconi ebbe contatti: "Lo avevo conosciuto 40 anni fa in una cena a casa mia. Era un bell'uomo, non alto ma attraente, molto simpatico e molto empatico". Lo votò i primi tempi, poi ammette di "non aver più capito cosa volesse". E ora? - Per la musica che fa, le idee che ha, si poteva immaginare appoggiasse Giuliano Pisapia, sindaco di Milano. Ma lei ribatte: "Tutti ne dicono bene e mi piacerebbe conoscerlo. Ma purtroppo è il riferimento di quella che lui chiama "borghesia illuminata", quasi fossimo nella Rivoluzione francese. Invece siamo tra radical chic che si danno delle arie e seguono le campagne de 'la Repubblica'". Ma ormai Milano l'ha delusa, conclude: "Dopo mani pulite la città non si è più ripresa. E' triste, nessuno ride più. Nei bar di Brera dove incontravi artisti e intellettuali, si sente solo l'odore di patate fritte". E' una "Milano da vomitare".