"Kreuzweg", lo splendido film che fa riflettere sulla Chiesa
In questo momento storico la religione cattolica è stata messa sulla graticola dalle nuove esigenze del mondo - una su tutte, il desiderio di famiglia perfettamente pari a quella etero da parte omosessuale. E anche, in fondo, da se stessa: involontariamente, tramite gli scandali dei preti pedofili; volontariamente, tramite i molti compromessi con la contemporaneità intentati da alcuni suoi esponenti, in primis Papa Francesco che, per questo motivo, non piace a molti cattolici e invece piace a tanti atei, buddhisti eccetera. È, insomma, il momento del «processo» alla Chiesa Cattolica, e non stupisce che arrivi in sala proprio adesso un film che ha il gran merito di spostare il dibattito dai toni volgari che a volte ha la cronaca, a quelli eleganti, artistici, sofisticati che può avere soltanto un ottimo film. Kreuzweg - Le stazioni della fede, di Dietrich Brüggemann, ha trama semplice, già nota ai cattolici e più o meno chiunque, dacché si tratta di una versione pop delle stazioni della Via Crucis che condussero Gesù al Golgota. Ma la clamorosa novità è che Gesù, in questo caso, è femmina. È un’adolescente dei nostri giorni che si chiama Maria (ne veste i panni, bravissima, Lea Van Acken). Come la Madonna. Aderendo moltissimo, e spontaneamente, agli insegnamenti della fede di Padre Weber (l’ottimo Florian Stetter), Maria perviene ad una concezione di sacrificio assoluta, e offre la sua vita a Dio perché salvi il fratellino, che si sospetta sia autistico. Il film è già stato travisato da ambo le parti in causa nella «messa in croce» della Chiesa su cui riflettevamo prima. Famiglia Cristiana lo ha criticato perché proporrebbe un cattolicesimo calvinista di cui la stessa Maria sarebbe vittima suicida. Non possiamo rivelare il finale, ma certo è che né lì né in nessun altro momento del film è dichiarato che sì, Dio quella vita la vuole. Altri, di idee certamente non cattoliche, lo hanno invece letto come il film che osa sfidare il fondamentalismo cattolico. Del quale, in verità, viene da domandarsi dove sia più... Anche a loro ribadiamo che nel film non è mai apprezzato da nessuno, meno che mai da Dio (che non si palesa mai), il desiderio di sacrificio di Maria. Gli addetti al cinema hanno probabilmente compreso di più, infatti Kreuzweg è stato appena designato «Film della Critica» dal Sindacato nazionale critici cinematografici italiani, dopo aver già vinto l’Orso d’Argento per la Migliore sceneggiatura e il premio della Giuria Ecumenica al Festival di Berlino. Certamente le intenzioni del regista sono quelle di mostrare una certa tendenza al controllo dei pensieri dei fedeli da parte della chiesa cattolica. Tuttavia, a nostro avviso, i pregi del film sono altri. Uno. Esser riuscito a riscrivere la Via Crucis - che è un po’ come mettersi in testa di riscrivere la Bibbia - attualizzandola e raccontando una storia che sarebbe altrettanto riuscita anche se Maria non fosse una fervente cattolica. Due. Aver illustrato, tramite il personaggio della protagonista, così volontariamente priva di filtro verso gli insegnamenti della fede, come si dovrebbe vivere in mood cattolico a chi è cattolico e non lo fa (desiderio di sacrificio della propria vita a parte, ovviamente). Tre, aver fatto replicare Gesù ad una donna. Va assolutamente visto. di Gemma Gaetani