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Finanza sostenibile, ecco le criticità della proposta Ue secondo l'Up
Roma, 13 set. - (AdnKronos) - Non escludere dai finanziamenti alcun settore. La richiesta arriva dall'Unione petrolifera e riguarda il primo rapporto tecnico del Technical Expert Group (Teg), istituito a livello europeo nell’ambito dei lavori relativi all’Action Plan sulla finanza sostenibile (Tassonomia), per stabilire un sistema di classificazione delle attività da ritenere sostenibili ai fini dell’accesso al credito per gli investimenti, su cui ha chiesto a tutti gli stakeholders interessati di fornire il proprio contributo in una consultazione pubblica on-line chiusasi oggi. L’obiettivo della Commissione è quello di presentare documento finale entro la fine del 2019. Come già fatto con il precedente rapporto intermedio sui benchmark, Unione Petrolifera ha inviato le proprie osservazioni, evidenziando come l’industria della raffinazione abbia l’esperienza e il background tecnico per modificare consistentemente il proprio modello di business e sviluppare tutte quelle tecnologie “carbon neutral”, contribuendo da protagonista al raggiungimento degli obiettivi ambientali in modo equo e sostenibile. Una trasformazione che, sottolinea l'Up, richiederà forti investimenti nel settore, che potranno essere resi possibili solo con una regolamentazione certa, coerente e non discriminatoria che sostenga tutte le tecnologie in grado di migliorare l’efficienza energetica e di ridurre le emissioni climalteranti a costi sostenibili. Per l'Up i principali punti critici riguardano: lo schema Ets come benchmark, nonché l’accesso ai finanziamenti per il solo 10% dei siti industriali più efficienti, che escluderebbero dalla tassonomia il 90% della raffinazione in grado invece di realizzare efficaci interventi di decarbonizzazione; il benchmark per il trasporto stradale che viene basato unicamente sulle emissioni allo scarico dei veicoli (tank to wheel). Secondo l'Unione petrolifera tale criterio potrebbe addirittura avere effetti controproducenti in termini di emissioni di Co2, mentre più opportuno ed efficace sarebbe riferirsi ad un approccio “well-towheel” o, meglio ancora, ad uno basato sul Life Cycle Assessment (LCA) per tener conto anche delle emissioni e del consumo energetico connessi alla produzione e allo smaltimento dei veicoli a fine vita. Un elemento critico, infine, riguarda i criteri previsti per i biocaburanti destinati a sostituire i combustibili fossili: nella formulazione attuale, spiega l'Up, tali criteri ridurrebbero in modo insostenibile la disponibilità di materie prime per la produzione dei biofuel necessari, a breve e medio termine, al settore dei trasporti stradali e, a lungo termine, ai settori aviazione e marina. La richiesta è stata di fare riferimento alle materie prime previste dalla “direttiva RED II”, frutto di una approfondita analisi di fattibilità, almeno fino al 2030.