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Lo chef Cracco firma una "Ricetta per il cambiamento"

Roma, 3 giu. - (AdnKronos) - Tajin di agnello e tartufo marocchino: una ricetta della tradizione dell'Africa settentrionale che rischia di finire nel dimenticatoio. Colpa dei cambiamenti climatici perché tra desertificazione e pascolo eccessivo il tartufo marocchino, prezioso ingrediente della cucina tipica di questi luoghi, potrebbe scomparire. Insomma, a fare le spese del clima impazzito ci sono anche gli alimenti, in particolare i cibi tradizionali, di tutto il mondo. A toccare con mano gli effetti del cambiamento climatico su questi prodotti, lo chef italiano Carlo Cracco che in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente aderisce alla campagna dell’Ifad “Ricette per il cambiamento”. Per la sua campagna, il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo ha coinvolto grandi chef che hanno scelto di sensibilizzare l’opinione pubblica cucinando piatti con alimenti minacciati dal cambiamento climatico, mostrando così, allo stesso tempo, come l’Ifad lavori insieme agli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo per aiutarli ad adattarsi. A marzo Cracco ha visitato gli altopiani del Marocco orientale verificando di persona gli effetti del cambiamento climatico sui tartufi marocchini. Durante una visita nei luoghi in cui un tempo i tartufi prosperavano, a Cracco è stato spiegato come lo sfruttamento eccessivo dei pascoli e il cambiamento climatico stiano contribuendo al degrado del terreno, causando desertificazione, siccità e periodi prolungati di caldo e freddo. Cracco ha appreso come il degrado e la perdita di fertilità della terra stiano influendo pesantemente sui raccolti di tartufi e ha cucinato un piatto tradizionale, lo stufato di agnello (tajin), con una contadina del luogo, Fatima Abed, parlando con lei delle ripercussioni del fenomeno in questione sulle comunità locali. Trasmettendo l’episodio di “Ricette per il cambiamento” in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, Ifad spera di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su quanto può essere fatto per aiutare i piccoli agricoltori ad adattarsi al cambiamento climatico. In Marocco, per esempio, un progetto finanziato dall’Ifad sta lavorando per fermare l’avanzata del deserto. In stretta collaborazione con le comunità locali e con il sostegno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (Unido), il progetto promuove la gestione sostenibile delle risorse naturali reintroducendo piante native, recintando aree per sottrarle al pascolo e costruendo microdighe per la raccolta dell’acqua in un’area di oltre 3,5 milioni di ettari. "Il cambiamento climatico è un dato di fatto, forse si può rallentare ma non si può tornare indietro - dichiara Cracco - Venire qui serve a tornare con i piedi per terra: se abbandoni, il deserto viene avanti".