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Da Casale Monferrato a Siracusa, l'Italia ostaggio dell'amianto
Roma, 20 nov. - (AdnKronos) - Capannoni ed edifici industriali, ma anche uffici, abitazioni private e scuole: da Casale Monferrato a Siracusa. A più di 20 anni dalla legge nazionale, l'Italia non si è ancora liberata dall'amianto. Le stime parlano di oltre 34mila siti ancora da bonificare per oltre 32 milioni di tonnellate di amianto sparso in tutto il Paese. Secondo l'Ispra, con gli attuali ritmi di bonifica, serviranno ancora 85 anni per liberare il paese dalla fibra killer. Non fanno eccezioni luoghi simbolo come la sede storica della Rai di viale Mazzini. (MAPPATURA SITI - STATO DELLE BONIFICHE) Secondo quanto riferisce Roberto Rao, ex parlamentare Udc e ex membro della commissione di vigilanza Rai, "l'idea della Rai era di spostare definitivamente la sede della direzione generale e che stavano cercando sul mercato un palazzo e degli immobili in grado di ospitare quella che fino ad oggi è stata la sede storica della Rai". Ma il progetto annunciato dal direttore generale, Luigi Gubitosi di traslocare in altra sede, entro gennaio 2014, per avviare le bonifiche resta disatteso a quasi un anno di distanza. Una situazione che preoccupa i sindacati che all'Adnkronos denunciano una messa in sicurezza parziale che interessa solo l'ingresso di viale Mazzini “a tutela solo di ospiti e conduttori” mentre i lavoratori restano ostaggio degli altri 8 piani ancora da bonificare. Tutto fermo quindi in viale Mazzini, colpa di una carenza di fondi ma anche di anni di disattenzione nei confronti del problema quando poteva essere affrontato. E in sospeso resta anche il Piano Nazionale Amianto predisposto dal governo all’inizio del 2013, a cui manca la copertura finanziaria. Ritardi, blocchi che hanno dato il via libera a vere e proprie discariche a cielo aperto, come quella di Ferentino. E' qui che la ex Cemamit ha prodotto manufatti in cemento amianto dal 1965 al 1984. Un ex lavoratore, Antonio Filonardi, riferisce che nella Cemamit "consumavamo circa 200 quintali al giorno. Un'esposizione enorme. C'erano circa 10mila fibre litro di esposizione". E le conseguenze si sono fatte sentire. Franco Carini racconta che su 200 lavoratori "73 sono morti quasi tutti per malattie asbesto correlate". Un altro ex lavoratore, Antonio Filonardi, riferisce che nella Cemamit "consumavamo circa 200 quintali al giorno. Un'esposizione enorme. C'erano circa 10mila fibre litro di esposizione". Franco Carini racconta che su 200 lavoratori "73 sono morti quasi tutte per malattie asbesto correlate". E a distanza di 30 anni i cittadini continuano a respirare la stessa aria.