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Nel mondo 9 aziende agricole su 10 sono familiari, cruciali per sradicare la fame
Roma, 17 ott. (AdnKronos) - Nove su dieci delle 570 milioni di aziende agricole esistenti al mondo sono gestite da famiglie, rendendo quella familiare la forma prevalente di agricoltura, e di conseguenza anche un fattore potenzialmente cruciale di cambiamento verso il raggiungimento della sicurezza alimentare e l'eliminazione della fame. E' quanto afferma un nuovo rapporto dell'Onu. Le aziende agricole a conduzione familiare producono circa l'80% del cibo a livello mondiale. La loro significativa presenza e la loro produzione significano che "esse sono cruciali per la soluzione del problema della fame", che affligge oltre 800 milioni di persone, scrive il direttore generale della Fao José Graziano da Silva nell'introduzione al nuovo rapporto Fao Lo Stato dell'Alimentazione e dell'Agricoltura 2014 (SOFA). Le aziende agricole a conduzione familiare sono le detentrici di circa il 75% di tutte le risorse agricole a livello globale e sono quindi cruciali per una migliore sostenibilità ecologica e la salvaguardia di tali risorse. Esse sono anche tra i soggetti più vulnerabili agli effetti dell'esaurimento delle risorse e del cambiamento climatico. Sebbene i dati rivelino abbondanti raccolti dai terreni coltivati a conduzione familiare, molte piccole aziende agricole "non riescono a produrre a sufficienza per garantire mezzi di sostentamento adeguati alle proprie famiglie". L'agricoltura familiare, rileva la Fao, "deve quindi affrontare una triplice sfida: la crescita dei raccolti per rispondere alla necessità globale di garantire la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione; la sostenibilità ambientale per proteggere il pianeta e preservare la loro stessa capacità produttiva; e infine la crescita della produttività e la diversificazione dei mezzi di sostentamento per svincolarsi dalla fame e dalla povertà". Secondo il rapporto Sofa, tutte queste sfide implicano che le aziende a conduzione familiare devono innovarsi. "In tutti i casi, i piccoli agricoltori devono essere i protagonisti del processo di innovazione perché solo in questo modo possono assumersi la responsabilità di tale processo e assicurare che le soluzioni offerte rispondano ai loro bisogni," ha detto Graziano da Silva. Il rapporto suggerisce che il settore pubblico lavori insieme agli agricoltori, alle organizzazioni della società civile e al settore privato, per migliorare i sistemi innovativi nel settore agricolo. Gli investimenti pubblici nella ricerca agricola così come i servizi di consulenza, che dovrebbero esser resi più partecipativi, "devono essere accresciuti per promuovere una crescita produttiva sostenibile e ridurre i gap di produttività sia dei raccolti che del lavoro che caratterizzano il settore agricolo in molti paesi in via di sviluppo". Sebbene la ricerca agricola da parte di compagnie private sia in aumento, gli investimenti del settore pubblico "restano indispensabili per garantire la ricerca nelle aree di scarso interesse per il settore privato - come la ricerca di base, le colture orfane o le pratiche di produzione sostenibili. Queste ricerche rappresentano un bene pubblico con molti potenziali beneficiari".