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Tredici orsi morti in 4 anni nel centro Italia

Roma, 17 set. - (Adnkronos) - Dal 2010 a oggi sono 13 gli orsi bruni marsicani uccisi nel centro Italia da bocconi avvelenati, malattie trasmesse dal bestiame allevato, bracconaggio e da altre cause che ancora oggi restano sconosciute. L'orso trovato morto la scorsa settimana vicino Pettorano sul Gizio è dunque solo l'ultimo di una lunga serie e il risultato è che in 4 anni abbiamo perso un quarto della popolazione di questa sottospecie (in 1 anno il 10%) che è stimata in circa 50 esemplari. L'allarme viene lanciato alla vigilia di una giornata cruciale per questo animale simbolo della fauna italiana: domani, infatti, presso il ministero dell'Ambiente, è convocata una riunione tecnica della 'task-force' già in essere da due anni, ovvero, l'autorità di gestione del Patom (Piano di Azione per la Tutela dell'Orso marsicano). Sarà l'occasione perché tutti gli attori coinvolti, dal ministero dell'Ambiente alle Regioni Abruzzo, Lazio e Molise, Corpo Forestale, fino agli enti di ricerca e aree protette abruzzesi mettano da subito in pratica le indicazioni e le azioni prioritarie richiamate dal Piano e dalle analisi del progetto Life Arctos per intervenire seriamente sull'emergenza orso bruno marsicano. "Stiamo perdendo, esemplare dopo esemplare, una specie simbolo della nostra fauna selvatica protetta e vanificando decenni di lavoro e di investimenti per la sua tutela - dichiara Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia - La nostra denuncia è rivolta principalmente alle istituzioni che fino ad oggi si sono dimostrate incapaci di intervenire con una chiara e definita strategia operativa e con competenze degne del valore di questa specie". Una "situazione di crisi" che "richiede provvedimenti eccezionali" e urgenti tra cui un "monitoraggio continuo sul territorio per debellare finalmente bracconaggio, veleni, diffusione di patologie infettive e presidiare le aree dove vive l'orso", conclude la Bianchi. Un fattore micidiale per l'orso bruno, come per altre specie protette, è infatti la diffusione di patologie infettive: sono diversi i casi di Tbc riscontrati in alcuni dei pascoli del Parco Nazionale d'Abruzzo, "un problema non risolto come si voleva far credere", sottolinea il Wwf. Ci sono poi i bracconieri che disseminando il territorio di bocconi avvelenati. Quattro sono le richieste del Wwf per salvare l'orso marsicano dall'estinzione. Allo Stato, l'associazione chiede l'adeguamento della legislazione che contrasti l'uso del veleno in natura; al ministero dell'Ambiente di rafforzare e implementare il Patom; al ministero delle Politiche Agricole di affrontare i problemi del sovrapascolo e di una zootecnia non sempre adeguata e rispettosa delle normative. Infine, alle Regioni Abruzzo, Lazioe Molise il Wwf chiede l'adozione di tutti i provvedimenti necessari per trasformare gli impegni sottoscritti nel Patom e il concreto sviluppo delle attività indicate con le recenti Dgr a favore della conservazione dell'orso, perché promuovano quelle necessarie azioni concrete, dalla gestione adeguata della normativa venatoria ad un controllo sanitario del territorio serio e costante in modo da rendere compatibile la zootecnia con la tutela del territorio contrastando tutti gli abusi.